Primarie del Pd a Padova: il punto di vista di Paolo Guiotto

 

Paolo Guiotto, escluso dalla competizione delle primarie a causa di alcune difficoltà nel raccogliere le firme degli iscritti al Pd necessarie alla candidatura, su facebook ha scritto questo ragionamento articolato su chi votare alle primarie. Copiamo e incolliamo certi che al diretto interessato non dispiacerà.

Passato il Natale ma ancora in piena festa, siamo già nel mezzo della campagna elettorale lampo che ci porterà al voto di domenica. Qualche candidato/a non ha perso nemmeno il giorno di Natale per essere presente sul web. Sarà una grande incognita la partecipazione sicuramente e il rischio più grosso è che si “voti a scatola chiusa”, oppure più semplicemente non si vada nemmeno a votare perché non si riesce a conoscere adeguatamente i candidati. E siccome comunque le primarie ci saranno e qualcuno risulterà vincente non si può correre il rischio che ci sia una partecipazione bassa al punto da rendere quasi autoreferenziali le candidature che verranno proposte. Il pensiero va alla farsa delle “parlamentarie”, ma speriamo davvero di fare meglio.

Sto guardando in queste ore, ove possibile in rete, le informazioni e le presentazioni dei vari candidati. Io penso che ci siano poche ma semplici cose che un elettore vuole sapere da un candidato/a: chi è, da dove viene e dove vuole andare. Chi è significa definire le cose che vuole dire di sé. Facendo delle scelte: non si mette tutto, ma solo qualcosa, perché in ogni vita c’è tanta fuffa, e quello che si presenta è quello che si considera essenziale. In questo modo uno riesce già a dare una prima idea di chi è, perché già solo per descriversi fa delle scelte, e quindi ci comunica implicitamente che “sa scegliere”, qualità essenziale per chi ambisce a ricoprire un incarico di grande responsabilità (come fare il parlamentare).

Da dove viene significa raccontarci cosa ha fatto: la sua storia, le azioni che ha portato avanti e sopratutto i risultati che ha conseguito. Anche in questo caso facendo scelte. Stesso ragionamento: niente fuffa o quantificazioni un tanto al kg, ma solo le 3 cose che si ritiene siano essenziali. Certo devono essere attinenti al discorso. Se uno dicesse: ho vinto l’oro alle olimpiadi forse può essere utile per dire che conosce lo sport, forse, ma insomma non mi sembra l’asso da giocare. Qui bisogna essere attenti. Tra i candidati ci sono parlamentari uscenti, sindaci, assessori, consiglieri comunali e anche persone che non hanno fatto attività politica nelle istituzioni in precedenza. Occorre che ciò che hanno fatto va rapportato a ciò che sono stati. Da un parlamentare ci dovremmo attendere dei risultati concreti, le interrogazioni un tanto al kg mi sembra siano capaci di farle tutti. Da un neofita della politica istituzionale non possiamo aspettarci una legge dello stato come dote, però possiamo capire cos’ha fatto nella società civile perché, ne sono convinto, la politica non si esaurisce con i partiti.

Dove va, cioè cos’ha intenzione di fare. A chi vuoi parlare e per fare cosa. Non importa forse essere troppo specifici, una persona razionale sa che a) forse non riuscirà a portare obiettivi specifici, ma dipende dalle situazioni che si determineranno; b) le opportunità di possono creare nel tempo in misura imprevedibile. Ma occorre evitare le sbrodolate che alla fine significano “mi occuperò a parole di qualsiasi cosa per poi non occuparmene di nessura realmente”, offrendo idee precise. Tutti sanno che le keywords del momento sono crisi, occupazione, sviluppo. Saltiamo le banalità degli slogan. In concreto, cosa si propongono di portare avanti i candidati?

Se uno ha a disposizione le tre informazioni (chi è, da dove viene e dove vuole andare) allora può anche valutare la coerenza di quello che gli viene offerto. Faccio un esempio di “categoria”. Penso interessi poco sentir dire che la ricerca è il tema del futuro, che senza ricerca non c’è sviluppo, etc. Vorrei capire se hanno idee e quali i vari candidati. Potrei allora incrociare con le loro competenze e azioni portate avanti sin qui per capire se devo aspettarmi impegni (non promesse) credibili o facili illusioni.

Last but not least. Io penso che la politica abbia anzitutto bisogno di rinnovare radicalmente, a partire da un’etica. Offro alcuni stimoli alla riflessione per chi la vorrà continuare.
Per me la politica è un servizio non una professione. E’ condiviso? Perché se è condiviso non può essere l’accesso ad una carriera professionale, ma anzi si dovrebbe fare politica solo dopo che si è trovata una professione. Se da un lato è difficile parlare di un mondo, il lavoro, di cui non se ne è fatta esperienza sulla propria pelle, dall’altro la mancanza di un lavoro espone tutti, in primis chi si candida, ad una mancanza di libertà. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro: lo dice l’art 1 della costituzione, ed il lavoro è il mezzo attraverso cui si contribuisce alla democrazia (art 4). Anche il nostro Segretario, Bersani, ha detto recentemente (ed efficacemente) che “il lavoro è il pezzo di contributo che ognuno dà alla realizzazione della democrazia”. Questo senso di libertà che il lavoro restituisce viene meno quando lo stesso manca, come sanno le moltissime persone che soffrono questa condizione nel nostro Paese.
Pertanto l’impegno politico nei ruoli elettivi è temporaneo, l’impegno a favorire il rinnovamento deve essere continuo. Ognuno di noi ha una vita, svolge una professione, da cui proviene con il proprio bagaglio di esperienze e a cui tornerà: i ruoli elettivi sono il fondamento della democrazia, e tutti devono potervi accedere, nessuno deve occuparli a vita. Per questo penso che se si vuole essere davvero liberi ed essere pertanto liberi di esercitare la propria funzione di rappresentanza occorra una regola semplice: occorre essere lavorativamente indipendenti.