Il problema non sono i saluti romani, il problema è non avere le palle

 

altLeggo con una certa sorpresa che i giornalisti padovani protestano, che i politici manifestano solidarietà. Per cosa? Minacce e intimidazioni. Cosa succede: ormai 50 anni fa due persone vengono uccise nella sede dell’allora Movimento Sociale Italiano. Quelle persone si chiamano Piero Mazzola e Graziano Giralucci. Per anni si fa di tutto a Padova per infangarne la memoria, e solo a 30 anni dalla morte Padova trova il coraggio di commemorare pubblicamente quelle che sono state le prime vittime delle Brigate Rosse. Io avevo due anni quando sono successi quei fatti e ad aver letto “La notte della Repubblica” ed un bel po’ di libri su quegli anni sono felicissimo di aver vissuto la mia giovinezza quando i muri venivano abbattuti in Europa. Ho fatto il giornalista per molti anni a Padova, durante il mio lavoro mi sono preso sputi e cazzotti da quelli che si credevano gli eredi dell’Autonomia operaia e minacce, cinghiate (di striscio) ed ho schivato sberle da quelli che facevano riferimento al fascismo. Mai mi sono fatto mettere una mano sulla macchina fotografica o mi sono fatto impedire di stare in un posto pubblico o aperto al pubblico.
Mi sono dimesso dall’ordine una decina di anni or sono. Ed ho fatto bene. Perchè se fare il giornalista in strada adesso significa farsi dire da un privato cittadino dove devi stare e cosa puoi fotografare o riprendere allora vuol dire che ho avuto l’intuizione giusta: quello non era più il mio mestiere. Sono tempi tristi in questa città dove i giornalisti non hanno le palle di fotografare e riprendere quelli che fanno il saluto romano, perchè quelli non valgono nulla, al massimo ti prendi due schiaffi. Ma mi preoccupa notare che quello del timore verso i fascistelli di adesso potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. E se esiste questo iceberg di paura e di “chi me lo fa fare” allora Dio solo sa cosa non hanno le palle di scrivere, quelli che hanno a che fare con quelli che il potere ce l’hanno davvero di farti male. Quelli che, magari non fanno il saluto romano, ma valgono molto e magari hanno molto da nascondere. Spero di sbagliarmi. Ai miei ex colleghi chiedo di avere un po’ di coraggio. Anche quello di lasciare, anche quello di schierarsi magari, come è capitato a me. Sempre meglio che abbassare il capo e la macchina fotografica. Quello proprio non ve lo auguro.

Alberto Gottardo, ex giornalista