Profughi: è più facile accendere una fiaccola e urlare uno slogan che accendere il cervello e ascoltare in silenzio

 

Di padovani ce n’erano duecento il mese scorso a sfilare contro l’arrivo dei profughi in piazza e in strada. Avevano striscioni, fiaccole, e la bocca piena di slogan e di certezze sul noi buoni, sul loro cattivi, terroristi, potenzialmente invasori. A dare fiato ai sentimenti della paura e dell’egoismo c’erano rappresentanti dell’amministrazione comunale, politici candidati con l’amministrazione Bitonci. (Ecco il servizio realizzato sulla vicenda e sul clima che si respira in città da Ballarò)
Altri duecento, forse qualcuno di più si sono dati appuntamento ieri sera nel cortile del centro universitario di via Zabarella. E’ stata una serata intensa, con contenuti sorprendenti, come spesso è sorprendente la realtà dei fatti, quando si proviene da mesi di slogan e parole vuote.
A parlare della questione profughi Eden Zeriun, una donna che sarebbe bello venisse ascoltata anche da chi dice “aiutiamoli a casa loro”. Eden ha raccontato come sia fare il servizio militare in Eritrea, di come quel Paese stia scivolando sempre di più in un abisso di violenza e sopraffazione. Eden ha anche raccontato, solo un accenno in verità, che però è interessante approfondire in internet, quello che in Eritrea ha combinato, ad esempio, l’assessore regionale della Lega Nord Piergianni Prosperini. L’Eritrea è insieme con la Siria il maggiore “esportatore” di profughi in questo momento. E’ anche un Paese sanzionato dall’Onu questo mese per violazione dei diritti umani, perchè in quel Paese si pratica la tortura e la schiavitù. Eden ha spiegato come in Eritrea ci sia un servizio militare a tempo indeterminato, come passare dalo status da libero cittadino a schiavo dei militari sia un attimo, di come dal 2001 ci sia un regime dittatoriale con cui in molti, italiani compresi, hanno fatto affari d’oro. Molti dei profughi che scappano dall’Africa sono di quel Paese di sei milioni di persone, fiaccato da quasi trent’anni di guerra, senza una Costituzione e senza uno Stato democratico da sempre. Ora la Comunità europea sta per foraggiare quel regime con 300milioni di euro. Una cifra enorme, che difficilmente diventerà progresso per un popolo fiaccato dalla dittatura.
Ha spiegato Eden che in Eritrea non si scappa dalla fame, si scappa da un regime che ti vuole prigioniero “non riesci a respirare, in Eritrea”. Non riesci a respirare, mi vengono in mente i racconti di tanti italiani che hanno conosciuto la dittatura fascista, e di tanti europei che ho conosciuto nei Paesi baltici. Usavano la stessa espressione. Ed anche da quei Paesi, dove pure si riusciva a mettere insieme il pranzo con la cena, si scappava.
C’era Adone Brandalise, come sempre uno dei migliori analisti politici che Padova abbia, purtroppo non sempre ascoltato. Poi c’era il professore di Geografia Andrea Pase, che da anni lavora nella zona del Sael ed ha spiegato come le politiche agricole calate dall’alto abbiano fatto più danni che altro in quella zona da cui ora fuggono migliaia di disperati che cercano un futuro migliore in Europa. Sono state due ore intense, non volava una mosca nel cortile del centro universitario. Padova è straordinaria anche per questo: dà la possibilità a chi lo vuole, di documentarsi sul mondo, per cercare di capire una realtà complicata e in evoluzione. Peccato che forse ad ascoltare ieri sera ci fossero non ci fossero le orecchi, le teste ed i cuori di chi in questi mesi ha sparso odio e terrore dell’altro, sperando magari in un tornaconto elettorale che però sarebbe stupido chiamare politica.

Alberto Gottardo