Lettera aperta a Sergio Giordani: la politica è un’altra cosa rispetto al calcio ed alle rassegne letterarie

 

Caro Sergio, ci siamo sempre dati del tu, ma visto che ti sei candidato a sindaco, ti darò del lei. Perchè parlo al candidato, e spero anche al futuro sindaco, viste le alternative attualmente sul tavolo. E mi permetto di dire che la scelta di usare il tema della cultura come calcio d’inizio della sua campagna elettorale, non mi piace.
Per due ordini di motivi: il primo è che la “Fiera delle parole” appare oggi una rassegna irrinunciabile e di grandissimo livello soprattutto perchè con Sgarbi, a parte aver fruttato una minaccia di querela a me ed a Natalino Balasso, si è combinato ben poco. Dire che nel futuro si vuole replicare una kermesse del passato non mi pare un gran passo in avanti, con tutto l’affetto che ho per Bruna Coscia che probabilmente dopo queste ultime due righe non mi rivolgerà più la parola.
Il secondo motivo è di carattere generale: ma le pare che nelle periferie sempre più abbandonate, nelle case di anziani sempre più impautiri e di giovani coppie che fanno sempre più fatica a progettare di diventare famiglia, la prima preoccupazione possa essere se a Padova tornano Vecchioni e Guccini? Le chiedo un favore signor Giordani: la smetta di fare l’ex presidente del calcio Padova, con annessa solidarietà agli ultras daspati, e faccia il candidato sindaco di tutta la città, specie di quelli che si sentono più soli.
Nei suoi primi 18 minuti di dichiarazione tre giorni fa, in piedi da solo savanti ai giornalisti convocati due ore prima in sala Verde del Caffè Pedrocchi, lei ha parlato tenendo in mano un foglietto con degli appunti scritti a penna. (a questo link l’articolo relativo alla presentazione della candidatura di Sergio Giordani)
Guardando alle parole pronunciate possiamo stilare la seguente classifica:
Padova (o città) ricorre 14 volte, com’è naturale, sei volte ricorre la parola squadra (termine che per due volte lei riferisce al calcio). Calcio è un termine che ricorre cinque volte esattamente come i termini “idea” e “maniera”. Quattro volte ciascuno ricorrono “fatto” e “fare”, verbo più frequentemente usato assieme al parimenti ricorrente “voglio” ed al più plurale “abbiamo”. Tre volte lei ha pronunciato la parola “idee” come anche “anni” (5 quelli del suo mandato, 8 quelli della guida dell’Interporto, 63 quelli sulla sua carta d’identità). Tre volte la parola Stadio. In questo montaggio, che ripercorre le parti salienti invece delle dichiarazioni alle televisioni, il tema su cui lei si sofferma di più è quello dello stadio Plebiscito, e delle curve all’Euganeo per avvicinare i tifosi al campo da gioco.

Io sono una persona che negli ultimi anni ha votato alle amministrative ed alle politiche per il centrosinistra. Le faccio sommessamente notare che, vicende boccaccesche a parte, come avrà potuto fare anche lei che dice spesso “io Padova la conosco attraverso i giornali”  le notizie che più hanno fatto discutere sono state quelle relative agli anziani che sono stati ritrovati soli in casa, morti di freddo all’Arcella, dopo cinque giorni dal decesso. Ed anche le sempre più ricorrenti notizie di un razzismo quasi esibito, dalle scuole ai campi di calcio dei ragazzini.  Dal mio personale punto di vista questi episodi sono il segno di due emergenze demografiche che si stanno palesando a Padova: una città che rischia di dividersi ancora di più sulla questione dell’immigrazione che può diventare questione razziale, con esiti imprevedibili, mentre un terzo della sua popolazione ha più di 65 anni e  di questi tredicimila sono gli over 75 che vivono (e spesso muoiono) da soli.

Ecco, ripartiamo da qui signor Giordani, magari dello stadio, del calcio e anche della Fiera delle Parole ne parliamo più avanti. Perchè la politica ha delle priorità, e, secondo me, queste sono la coesione sociale, la tutela dei più fragili, la lotta alle diseguaglianze: insomma un’altra cosa rispetto al calcio ed alle rassegne letterarie.

 

Alberto Gottardo

 

sullo stesso argomento leggi anche
Sergio Giordani spiega il suo programma elettorale sulla cultura partendo da Bruna Coscia

 

Sergio Giordani rompe gli indugi: “Mi candido per unire Padova, la città che amo: sarò sindaco per 5 anni”