«Vittoria!». L’avvocato Francesco Miraglia commenta così, a caldo, la disposizione giunta oggi ed emanata martedì scorso dalla Corte d’appello di Venezia, con la quale viene accolto il ricorso presentato dalla madre del tredicenne padovano, che il Tribunale voleva allontanare dalla casa in cui vive con lei e le due sorelle maggiori, perché giudicato troppo “effeminato”. La donna si era rivolta al legale, esperto in Diritto minorile, per tentare di avere giustizia. «La Corte ha accolto ogni nostra richiesta, visto e considerato che il provvedimento di allontanamento era stato pronunciato sulla base di una relazione vecchia di cinque anni, quando il ragazzino era completamente diverso: allora era un bambino di otto anni, ora è un adolescente di quasi quattordici» prosegue l’avvocato Miraglia. Lo scorso maggio alla madre era arrivata all’improvviso la disposizione emanata dal Tribunale dei Minori di Venezia, con la quale le si comunicava il decadimento della potestà genitoriale su suo figlio, sulla base di una relazione presentata dal Servizi sociali territoriali, che consigliavano un allontanamento al di fuori della famiglia visto gli atteggiamenti “effeminati” che il ragazzino mostrava. Questo nonostante fossero anni che non vedevano il ragazzo. La madre allora aveva presentato ricorso alla Corte di Appello veneziana ed oggi è riuscita da ottenere la sospensione del provvedimento di allontanamento.
«All’udienza, svoltasi martedì scorso 8 agosto, non ho portato nuove prove, nuove testimonianze, nuove relazioni» rivela l’avvocato Miraglia, «bensì ho portato davanti ai giudici il ragazzino stesso, facendo vedere loro sulla pelle e sulla vita di chi stessero emanando dei provvedimenti assurdi e immotivati. I Servizi sociali avevano già disposto che il ragazzino, il giorno dopo Ferragosto, venisse trasferito in una comunità di Treviso. Davanti a loro si è presentato un normalissimo adolescente, che ha ribadito ancora una volta che una famiglia ce l’aveva e non vedeva perché dovesse allontanarsene».
I giudici si sono convinti e hanno sospeso il suo allontanamento e il trasferimento in comunità.
«Questo è un caso emblematico di come, spesso, i Tribunali dei Minori si trovino ad emettere dei provvedimenti e ad assumere decisioni pesanti per la vita dei bambini, sulla base di relazioni di Servizi sociali incompetenti» conclude l’avvocato Miraglia. «Ammesso e non concesso che l’essere effeminato possa essere un problema (etichetta che al ragazzo è stata “affibbiata” dai Servizi sociali, senza alcuna perizia tecnica), sicuramente non è un motivo valido da addurre come scusa per strappare un ragazzino alla sua premurosa famiglia, per togliergli la libertà di decidere della sua vita e per costringerlo ad andare a vivere in una comunità. Vista la decisione della Corte d’Appello evidentemente avevamo sempre avuto ragione noi e se non avessimo lottato e non ci fossimo opposti al provvedimento, convinti della nostra ragione, tra una settimana un ragazzino di tredici anni sarebbe stato catapultato in un ambiente estraneo, a decine di chilometri da casa e dall’ambiente rassicurante in cui era sempre vissuto, per andare ad abitare con degli sconosciuti».