Il pupo iscritto all’asilo privato, dopo che era stato messo fuori graduatoria in quello pubblico, via! La scuola calcio, via! La Juve sulla pay-tv, via! La donazione in favore della onlus che adotta i bambini a distanza, via! La polizza incendio e furto, via! La badante di nonna Maria, via! La visita dal veterinario del pappagallino Loreto, via! Il corso di lingue straniere, via!
Oddio: non è che rinunciare a tutte queste cose sia assolutamente obbligatorio, ma da martedì, quando farà il suo ingresso ufficiale nel panorama italiano della vessazione tributaria anche il “redditometro”, essere titolare di una delle “ricchezze” di cui sopra potrà significare finire nel mirino del fisco.
“Sinceramente – spiega un sorpreso Fabio Di Stasio, presidente dell’Upi, l’Unione Provinciale Imprese di Padova – non pensavo che il fisco, per raschiare il fondo del barile, mettesse sotto controllo anche il costo dell’asilo nido. Invece, accanto ad acquisti che tutti reputiamo essere sinonimo di redditi elevati (aeromobili, imbarcazioni, valuta estera, terreni e fabbricati, ecc.) ecco che spuntano spese che fanno assolutamente tutte le famiglie. Per cui: vuol dire che, nel mirino, ci andremo a finire tutti”.
Naturalmente non la pensano così alla sede centrale dell’Agenzia delle Entrate che anzi, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo “strumento”, ha ribadito che ci saranno ampi margini, per il contribuente, per far valere le proprie ragioni nel caso, come viene previsto dal provvedimento istitutivo, la capacità di reddito superi del 20% quella di spesa.
“Purtroppo – continua Di Stasio – una lunga tradizione di vessazioni tributarie non depone a favore di un tranquillo confronto tra amministrazione delle entrate e cittadino contribuente (leggasi Equitalia) ed una riprova che l’accanimento contro “i soliti noti” sembra fare capolino anche nella “casistica” del redditometro, la si può scorgere nell’individuazione di un soggetto a rischio nel coniuge che deve passare gli alimenti all’altro coniuge separato o divorziato. Ma chi ha un minimo di dimestichezza con le cronache, anche cittadine, sa che molti di questi “nababbi” (nel giudizio del fisco) sono finiti ad elemosinare un pasto caldo alle cucine popolari di Suor Lia!”
Insomma un redditometro che non promette nulla di buono.
“Ho già avuto modo di dire – avverte il presidente dell’Upi – che il redditometro sarà causa di ulteriore contrazione dei consumi e, nella migliore delle ipotesi, di ulteriore incentivo all’evasione visto che il cittadino contribuente sarà tentato di non lasciare traccia alcuna. In ogni caso a cadere nella rete tesa dal fisco ci finirà sempre il pesce piccolo che, magari, ha avuto l’ardire di comprare un viaggio a Sharm da 179 euro, “all inclusive” per sette giorni e sei notti. Dico questo perchè anche i viaggi all’estero e pure quelli organizzati, così come il soggiorno in albergo, saranno presi a modello per stabilire il tenore di vita degli italiani. Ovviamente, per contro, chi può, non avrà difficoltà a comprare il cabinato da 16 metri a farlo “sparire” agli occhi del fisco”.
Infine, una considerazione.
“A livello nazionale – conclude Di Stasio – le organizzazioni imprenditoriali non hanno fatto opposizione. Spero che le associaizoni di categoria non diventino strumento a tutela del fisco piuttosto che a tutela delle imprese!”
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