Riceviamo e pubblichiamo:
Una nuova tendenza si sta affermando in molte Capitali europee: dove un tempo operavano spazi industriali, fabbriche, officine, macelli, corderie, oggi nascono centri culturali che producono innovazione e testimoniano il passaggio da una cultura industriale a una cultura della conoscenza. Una vera e propria onda di “dismissioni creative” ha dunque invaso l’Europa: da Helsinki a Catania, passando per Marsiglia, Barcellona, Berlino, Belgrado, Vilnius fino a giungere al nostro San Gaetano-Altinate. Inaugurato lo scorso 24 febbraio, con i suoi 15.000 metri quadrati avrà l’ambizioso compito di produrre arte, musica, cinema, teatro, sviluppando connessioni con il mondo imprenditoriale per la creazione, la produzione e l’offerta di contenuti che hanno origine nel talento e nelle capacità individuali. Oltre al nome, quello che ancora pare incerto nella “Culture Factory” patavina è anche il programma. Forse è mancato un approfondito dibattito, allargato a tutta la cittadinanza, come più volte evidenziato dalla III Commissione Politiche Culturali del Comune, o forse è preferibile, come dice il nostro Sindaco, scoprire giorno per giorno che cosa i cittadini vogliono fare di questo Centro. Da padovano qualche semplice idea l’avrei, ma la riservo per ultima. Da Assessore alla Cultura raccomanderei invece l’inserimento nel network Trans Europe Halles (TEH), un’Organizzazione costituita da oltre 40 Centri culturali multidisciplinari, di 24 Paesi europei, con l’obiettivo di promuovere le diverse esperienze e favorire lo scambio culturale. Si potrà così scoprire che alla base di queste strutture vi è un denominatore comune: la Cultura, intesa come motore di sviluppo economico e sociale. Destinati a mostre, rappresentazioni teatrali, cineforum, concerti, festival, conferenze, incontri pubblici, residenze d’artista, workshop, laboratori, corsi di formazione, biblioteche, emeroteche e videoteche, internet point, new media, servizi di ristorazione, i Centri sono progressivamente diventati i protagonisti di un’offerta culturale innovativa alla base di una strategia di sviluppo del territorio secondo il modello del Distretto culturale evoluto.
E allora, la grande sfida del San Gaetano sono convinto sia la creatività, come motore dell’innovazione. Una sfida ardua, considerata le peculiarità della nostra città, prudente e a volte diffidente verso iniziative fuori dal coro, ma che deve essere colta e vinta senza pesare troppo nelle casse comunali. Cosa fattibile, visto che in Europa la Cultura muove due volte i capitali dell’industria dell’auto. E casi di successo ce ne sono. Basti pensare alla Cable Factory di Helsinki nata negli anni ’80 su iniziativa della Nokia e affidata, una volta realizzata, ad artisti finlandesi. Oggi vi lavorano mille professionisti tra designer, pubblicitari e artisti: fanno mostre, invitano i clienti, aprono gli studi ai cittadini. Ci sono 5 scuole di teatro, tre musei contemporanei, due stazioni radiofoniche, un paio di ristoranti, e un club d’imprese creative che comprende anche Channel 4 e due multinazionali. Il Centro funziona come un’agenzia matrimoniale: promuove l’incontro tra persone che potrebbero lavorare insieme, direttori di festival con registi, artisti con galleristi, video makers con produttori, perché un settore creativo vincente è fatto soprattutto di legami. Il rischio maggiore che corre il San Gaetano è quello di divenire un mero contenitore di manifestazioni, d’irrigidire musealmente la sua funzione simbolica e storica fino a trasformarsi in uno sterile “contenitore residuale”, che ospita tutto quello che non trova un’adeguata collocazione altrove. Di qui la necessità di affidare senza indugio la gestione a una regia unitaria, in grado di creare un centro vitale d’industria culturale e di aggregazione sociale, in una logica di non esclusiva dipendenza dai contributi pubblici. Da semplice cittadino, infine, vorrei che il Centro fosse particolarmente attento alle nuove generazioni, che rappresentano il futuro della nostra città. In questo senso, mi piacerebbe venissero creati spazi idonei per i bambini, magari all’interno della biblioteca, dove i piccoli potessero passare con i genitori momenti ludici, o confrontarsi con gli artisti per assistere alla genesi della creazione, o ancora assaporare la magia della multimedialità e della materia, un po’ come nella fabbrica dei giocattoli di Mister Magorium. Un’opportunità, questa, che renderebbe la passeggiata del sabato pomeriggio in centro con i genitori molto più stimolante, educativa, divertente e aggregante.
Massimo Giorgetti
Assessore alla Cultura della Provincia di Padova