“Il Padova è morto” titolavano quelli di Telenuovo stasera. Ma neanche per sogno. Il Padova era malato. Di alcolismo e puttane, come canta il coretto della curva. Ora può guarire. L’alcolismo erano le ubriacature che ogni anno i tifosi del biancoscudo si prendevano ogni anno, con l’arrivo a Padova di nomi roboanti, stracoccolati e strapagati. Impossibile stimare quanti milioni di euro ci abbia rimesso Marcello Cestaro in dieci anni. Certo ha un rapporto costi/tisultati che forse solo Massimo Moratti può battere. Le puttane sono andate in campo, ma non solo. Sono quei giocatori che hanno abusato della bonomia del presidente da cui si andava a piangere e si tornava a casa con un contratto ritoccato, sono i procuratori che hanno turlupinato il commerciante di Due Ville con dei contratti folli (mi viene in mente quello di Muzzi da barzelletta, come anche il caso più unico che raro di un allenatore acquistato e poi esonerato). Sono i dirigenti che hanno fatti carriere fantastiche, con contratti che se li sognano anche alcuni dirigenti di grandi aziende. Tutti a suggere fino all’ultima goccia dalla mammella di Marcello Cestaro. Ed adesso danno a lui ed a Penocchio la colpa di questo naufragio, che era scritto nei bilanci e nei contratti folli (vedi quello di Vantaggiato, tra i tanti) ma fin che ce n’erano, nessuno diceva nulla al padrone del vapore. Cestaro ci ha regalato qualche soddisfazione (anche se sulle vittorie di Busto Arsizio e di Trieste c’è più di qualche chiacchiera). Ci ha fatto sentire orgogliosi del Faraone. Ci ha riportati in serie B. Ma nessuno, lui per primo, si è accontantato. L’abbiamo sfiorata quella promozione, dopo una gara che ho ancora negli occhi all’olimpico di Torino e dopo una cavalcata fantastica a Varese. Poi abbiamo perso una partita iniziata malissimo e lì è stato l’inizio della fine. Perchè non abbiamo capito che bisognava avere pietà di quell’uomo ricco ma non abbastanza da poter rimetterci 3 milioni di euro l’anno a cuor leggero. Volevamo ancora emozioni, ancora alcolismo e puttane. Ed adesso ci rimane solo il mal di testa di una sbornia durata dieci anni. Se vogliamo che il Padova non muoia davvero occorrerà essere molto più umili e molto più pazienti. Ed invece di un altro Cestaro sarà bene andare in cerca di un altro Marino Puggina o Sergio Giordani, sempre che ce ne siano ancora in giro. Altrimenti il calcio Padova sarà davvero morto.
Alberto Gottardo