La reazione al voto è quindi “un dolore assoluto -perché io a questo partito ci tengo da morire- e poi rabbia, perché in realtà da tempo io chiedo i congressi, chiedo una dialettica interna, chiedo di riappropriarci dei nostri temi, chiedo di essere più attivi sui temi dell’autonomia, del federalismo, delle partite Iva, e secondo me è un tracollo così si poteva evitare”. Invece “evidentemente non abbiamo saputo interpretare il territorio, e anche sul tema autonomistico qualcuno ha pensato che bastasse parlare di autonomia una settimana in campagna elettorale per far dimenticare ai veneti l’insuccesso su quel fronte…”.
Ma cambiare rotta alla Lega non è affar semplice. Marcato non è convinto che al Consiglio federale di domani venga avanzata una richiesta di cambio della leadership. “Io ho qualche dubbio perché il partito oggi è strutturato da commissari che sono stati messi da Salvini. Quindi immaginare che i commissari siano critici e facciano una critica vera la vedo un po’ dura… Spero che chi non è commissario nominato dal federale possa avere la lucidità per un confronto: io non chiedo chissà quali cose astronomiche, io chiedo il confronto. Ora non c’è possibilità di trovare il luogo per confrontarsi, abbiamo bisogno di fare il congresso: serve il congresso e devono essere fatti tutti i congressi provinciali e regionali. Ma non fra sei mesi, un anno, due anni. Perché se andiamo avanti così tra sei mesi, un anno, due anni siamo tutti morti. Bisogna farlo subito il congresso, immediatamente, è una necessità vitale”, sottolinea il veneto.