Oggi, mercoledì 2 gennaio, la Sicilia e la Basilicata. Domani, giovedì 3, La Valle d’Aosta. Sabato 5, infine, tutte le altre.
Torna dunque per il fine settimana il “rito” dei saldi che saranno in linea, euro più euro meno, con quelli dello scorso anno (circa 400 euro a famiglia nel padovano), ma si spera possano rappresentare la scintilla in grado di risvegliare i consumi.
“Dalla nostra – esordisce il presidente di Federmoda Ascom Confcommercio di Padova, Riccardo Capitanio – avremo il fattore meteo (almeno così ci viene assicurato e la cosa è un indubbio vantaggio per i negozi del capoluogo e dei centri della provincia) e, soprattutto, non dovremo fare i conti con l’incremento dell’Iva di 2,2 punti percentuali che l’avrebbe fatta schizzare dal 1° gennaio al 24,2%. Purtroppo il 2018 si è chiuso senza infamia e senza lode ma con molte preoccupazioni per i commercianti che, a causa di un’incertezza generale, non hanno visto decollare i consumi”.
Non solo: la concorrenza sleale di quello che in Confcommercio ormai definiscono “wild web” (web selvaggio nel senso di “senza regole” e, soprattutto “senza imposte”) unita a costi incomprimibili, a tasse sempre più asfissianti e anche ad un atteggiamento non univoco da parte delle amministrazioni comunali che sui saldi mascherati ed anticipati (all’Ascom ne hanno contato a decine) dovrebbero essere molto più drastiche, fanno sì che molte attese vengano riversate sui saldi in partenza.
Che a Padova potrebbero doversi confrontare anche con un blocco dei diesel Euro 4 causa sforamenti del PM10.
“Io voglio sperare che ciò non succeda – incalza il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – ed in questo senso chiedo all’amministrazione comunale di comportarsi come ha fatto in occasione del Natale evitando di offrire ai molti che, tradizionalmente, vengono a Padova anche da fuori provincia e persino da fuori regione, l’idea di una Padova “città chiusa”, idea che si tradurrebbe in un danno economico significativo”.
Un appello che all’Ascom si attendono dunque venga accolto per non privare i commercianti di un’opportunità che, è bene ricordarlo, è tale anche per i consumatori.
Agli uni e agli altri l’Ascom ricorda comunque le “5 regole d’oro” del saldo corretto.
1.Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
2.Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.
3.Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante.
4.Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
5.Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, la percentuale di sconto e il prezzo finale.
Fin qui i consigli per un acquisto sicuro. Da Capitanio, infine, un’ultima considerazione sulla validità o meno dei saldi.
”Che si scontrino con una realtà che li depotenzia è evidente – ammette il presidente di Federmoda Ascom Confcommercio Padova – però è altrettanto pacifico che non ci sono dubbi sull’utilità di una data ufficiale di partenza dal momento che rappresenta uno spot pubblicitario a costo zero per tutti, ancor di più per i negozi di vicinato, ma soprattutto è una garanzia per i consumatori”.