Sacchetti di plastica bio: i dubbi di Ascom Padova

 

Come volevasi dimostrare: sulla messa al bando dei sacchetti di plastica per la spesa che dal 1° gennaio dovrebbero scomparire, la confusione regna sovrana.
“Una classica situazione “all’italiana” – conferma il direttore generale dell’Ascom, Federico Barbierato – con l’altrettanto classico provvedimento che non solo viene varato a pochi giorni dalla scadenza, ma che rimane (volutamente?) ambiguo generando dubbi e perplessità sia negli operatori che nei consumatori”.
Risultato: telefoni dell’Ascom presi d’assalto dai commercianti alla ricerca di una qualche certezza e difficoltà da parte dell’Associazione a fornire risposte univoche.
“Il problema è che il decreto “milleproroghe” – continua Barbierato – andrebbe rinominato “milledubbi” visto che non sembra parlare della questione dei sacchetti non biodegradabili, lasciando in sospeso la loro messa al bando. Peraltro non ci sono i decreti applicativi, non ci sono le norme tecniche (che cos’è biodegradabile e cosa non lo è) e, soprattutto, non ci sono nemmeno le sanzioni!”

Insomma la più classica delle “leggi imperfette” che, al di là dei sacrosanti obiettivi di riduzione dell’inquinamento, lascia inalterate tutte le questioni di fondo.
“Vero: al di là dei sacrosanti obiettivi di riduzione dei materiali inquinanti – aggiunge Barbierato – non mancano dubbi sia sugli effetti benefici dell’iniziativa, sia sulla sua repentina applicazione”.
In effetti, se non ci saranno più i sacchetti della spesa, i cittadini, per racchiudere la spazzatura (operazione che era la morte loro!), dovranno comprare i sacchetti… di plastica , visto che quelli di carta o di master bi (una tecnoplastica più ecologica) non si prestano all’uso perché, molto semplicemente, si rompono.
“Altri aspetti di non trascurabile rilevanza – continua il direttore generale dell’Ascom – sono quelli relativi ai costi e al minor servizio verso il consumatore. I sacchetti in plastica biodegradabile costano infatti anche 4/5 volte più di quelli di plastica “normale” e se è invalso l’uso, da parte dei supermercati, di farli pagare, non così avviene nei piccoli esercizi che magari hanno molti clienti ma con totale scontrino mediamente basso.

In conclusione: una confusione che non fa bene a nessuno. Perché non fa bene all’ambiente, non fa bene al commercio, non fa bene ai consumatori, non fa bene ai produttori dei sacchetti.
“Ai nostri associati – conclude Barbierato – non facciamo altro che raccomandare di esaurire le scorte nel più breve tempo possibile, di non rinnovare gli ordini di sacchetti di plastica “normale” e, comunque, di non arrivare angosciati all’appuntamento col nuovo anno visto che il tutto, al momento, ha un valore essenzialmente etico. Sanzioni, infatti, lo ribadiamo, non ce ne sono”.