Le sale da gioco fanno parte dell’immaginario collettivo, anche per gli italiani. Persino chi non si è mai seduto al tavolo verde conosce bene o male la terminologia tipica che viene utilizzata in alcune attrazioni o l’atmosfera generale che si può respirare in un casinò. Non tutti, forse, sanno che buona parte del merito del boom dei casinò si deve proprio allo Stivale. Forse il nome più noto è quello del casinò di Sanremo. Inaugurato nel 1905, l’edificio svolge le sue funzioni ancora oggi, tanto che i media si soffermano anche sugli aspetti gestionali del casinò di Sanremo. Secondo le teorie più accreditate, però, il primo casinò vero e proprio mai realizzato è stato il Ca’ Vendramin di Venezia, nel 1638. Altro che Las Vegas: là dove una volta c’era solo la sabbia del deserto e dove ancora oggi l’acqua scarseggia, le sale da gioco sembravano solo un miraggio fino a qualche decennio fa.
L’America non ci ha impiegato troppo ad impadronirsi del business e così la Strip è diventata una delle strade più frequentate del mondo, dove la movida regna sovrana. Eppure la tradizione del gioco sarebbe ancora intrisa dell’italica tradizione, per quanto ormai il collegamento a Las Vegas viene più facile quando si pensa al casinò. D’altro canto, l’Italia ha spesso avuto un rapporto controverso con il gioco, sebbene le licenze per aprire centri rivolti alle attività ludiche non manchino.
Solo a partire dal terzo millennio le slot sono diventate legali a tutti gli effetti anche da noi e da 15 anni a questa parte si gioca il doppio di prima. La ragione va individuata nelle trasposizioni digitali dei grandi classici, come la roulette sviluppata per l’online. “Il salotto dei giochi classici”, così come era conosciuto il Ca’ Vendramin, non gode certo della fama di una volta, eppure fu lì che gli italiani conobbero la stessa roulette e il blackjack, tanto per citare alcuni dei giochi più famosi.
In origine le sale di questo tipo ospitavano volentieri intellettuali e personaggi di una certa caratura, mentre oggi sono aperte a tutti i target di pubblico. Il background storico che si cela dietro ad alcune strutture non è da sottovalutare. Anche il casinò di Campione ne avrebbe di aneddoti da raccontare, dato che venne utilizzato come base segreta nella prima guerra mondiale e vide la riapertura soltanto nel 1933, causa veto sul gioco. A quanto pare, comunque, è stato il casinò de la Vallée di Saint-Vincent in Valle d’Aosta ad essere considerato a lungo come il più importante del mondo.
Il primo casinò italiano a puntare sulle slot fu invece il casinò di Venezia a Ca’ Noghera. Una mossa che avrebbe ripagato da lì a breve, dato che ancora oggi le macchinette virtuali rappresentano la base del palinsesto di ogni piattaforma di gioco online. Il web ha rivoluzionato di fatto anche il casinò e sono sempre meno le persone che si recano nelle sale terrestri. Il Ca’ Noghera sfrutta dal 1999 la sua posizione strategia pur di accumulare avventori, approfittando della prossimità alla zona aereoportuale. Si tratta a conti fatti di una succursale del Ca’ Vendramin. A dispetto delle tante difficoltà incontrate nel tempo le sale storiche continuano a reggere botta, tanto che in passato si è pensato di sfruttare i casinò anche per rilanciare le strutture alberghiere. Con l’avvento dell’online, tuttavia, il futuro dei casinò tradizionali viene costantemente messo in dubbio.