Semestre europeo a presidenza itaiana: il bilancio della parlamentare Vanessa Camani

 

La parlamentare padovana Vanessa Camani analizza il semestre a guida italiana in Europa. La presidenza di turno si conclude domani. L’Italia tornerà a ricoprire questo ruolo tra dodici anni. Che lezione se ne trae?

“Una Presidenza non semplice – analizza l’europarlamentare Camani – che certamente non é stata agevolata da un calendario sfortunato, bloccato, nei primi mesi, dalla pausa estiva, dall’insediamento del nuovo Parlamento e dalla formazione della Commissione rinnovata.
Malgrado questi impedimenti tecnici, e malgrado la revisione dei compiti della Presidenza prevista dal Trattato di Lisbona, il bilancio di questa esperienza appare significativamente positivo.

Sicuramente, infatti, la determinazione italiana si è rivelata fondamentale per imprimere una accelerazione ad alcune importanti iniziative legislative europee.
In tema di finanza, con l’adozione del Regolamento europeo che consente di risolvere le crisi bancarie senza ricorrere al denaro dei contribuenti; con lo sblocco della questione OGM, raggiungendo l’accordo per una direttiva per cui ogni Paese deciderà autonomamente come comportarsi in virtù delle proprie specificità territoriali; e sul Made in Italy, grazie all’intesa per modernizzare il sistema dei marchi e per rafforzare la lotta alla contraffazione.
Significativo anche l’intervento per il rafforzamento di norme per la lotta a frodi ed evasione, che ha condotto all’adozione di modifiche alle norme fiscali dell’Unione per evitare la “doppia non imposizione” e per ampliare lo scambio automatico di informazioni.
Ma ancora, sul tema ambientale, con il progetto di direttiva per il contenimento delle emissioni inquinanti provenienti da impianti di combustione di medie dimensioni.

Ma oltre all’impegno nella promozione di decisioni legislative ed iniziative specifiche, il successo del nostro Semestre deve essere misurato soprattutto in riferimento alla capacità dimostrata di incidere politicamente sulle istituzioni europee.
Il Governo italiano si è adoperato fin da subito nel cercare di sfruttare pienamente questa straordinaria occasione per introdurre nel vocabolario dell’Unione alcune parole nuove e per aggiungere, oltre a rigore e austerità, le parole crescita e investimento.
Il punto centrale di questa Presidenza è stato cercare un nuovo equilibrio tra il percorso di consolidamento finanziario e una seria politica di rilancio della crescita e dell’occupazione, con la convinzione profonda che dalla crisi si può uscire solo se si inverte la tendenza all’austerity e se si apre ad un sostegno vero a politiche espansive e di crescita. L’avvitamento dannoso di rigore e crisi si combatte solo immettendo risorse europee per gli investimenti.
I risultati concreti di questa azione si possono leggere in diversi interventi.
Primo fra tutti, la costituzione del nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI), che si andrà ad aggiungere ai programmi già attivi, con l’obiettivo di promuovere gli investimenti ed affrontare le carenze del mercato in Europa.
Ma anche la stesura delle nuove linee-guida dell’applicazione delle regole di bilancio in Europa, che la Commissione dovrebbe pubblicare in questi giorni, andrà nella direzione di adattare il risanamento dei conti statali alla situazione economica e agli sforzi dei singoli Paesi nel riformare il tessuto produttivo.
Dovrebbe, quindi, finire l’idea di un’Europa che propone ricette standard uguali per tutti, ed iniziare una stagione in cui le istituzioni europee mettendo i Paesi membri nelle condizioni di costruire un percorso di risanamento e rilancio, coerente e conforme con le specificità nazionali. Si tratta, in pratica, nell’assunzione, anche a livello europeo, del principio di flessibilità nel decidere quanto esigere dai singoli paesi sul fronte delle finanze pubbliche.

Ovviamente, come indicato sempre dal Premier, alla parola flessibilità dovrà corrispondere, per tutti e, in particolare, per l’Italia, la parola responsabilità.
Ecco, dunque, che risulterà determinante, in questo quadro, la capacità del Parlamento di portare a termine gli importanti percorsi di riforma oggi sul tavolo, dall’intervento sul mercato del lavoro, alla riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, e della scuola, alla legge elettorale e alla riforma delle istituzioni nazionali.”.