Sergio Giordani rompe gli indugi: “Mi candido per unire Padova, la città che amo: sarò sindaco per 5 anni”

 

Sergio Giordani, imprenditore e presidente dell’Interporto si candida a sindaco di Padova. Lo ha annunciato oggi pomeriggio alle 15 in sala verde del Pedrocchi, parlando per 18 minuti di seguito. Punti salienti: “candidatura civica, senza il cappello di nessuno, senza simboli di partito e, se verrà deciso, anche con il modello “Milano” delle primarie. Cita due volte Massimo Bitonci, una volta per cognome e una volta per nome. Cita più volte il calcio Padova, gli ultras e la tribuna Fattori. 

“Ho buon senso, sono onesto, mi impegno e mi do da fare. Sono un illuso? Io credo che le cose se si vuole si possono fare”. Sul tema dei migranti dice “Non mi sarei messo davanti alla Prandina, credo che il Governo stia facendo un buon lavoro, e penso che la situazione di Cona sia una bomba. io sono per la micro accoglienza diffusa. Va gestita direttamente dai comuni e non da altri terzi. Il Comune poi deciderà se avvalersi delle cooperative o di come fare. Secondo me l’immigrato dovrà fare tre cose: imparare l’italiano, rispettare le regole e lavorare in progetti di lavoro non retribuito e di pubblica solidarietà. Le persone vanno trattate con umanità”.

Qui di seguito la trascrizione quasi letterale delle dichiarazioni di Sergio Giordani, che in chiusura della conferenza stampa ha espresso solidarietà a due degli ultras daspati, Brocca e Bergamin.
“Mi scuso con voi per aver fatto questa cosa all’ultimo minuto. Volevo fare questa cosa venerdì. Ho ricevuto sollecitazioni da più parti. Non ho tessere di partito e non ho fatto accordi di nessuno e non voglio cappelli da parte di nessuno. Non sto cercando visibilità e non cerco posti di lavoro. Non cerco nulla. Io amo la mia città e la amo in maniera molto importante. Credo nel gioco di squadra, io sono abituato a circondarmi di persone più brave di me. vi faccio l’esempio del calcio Padova: era una squadra nel senso stretto: abbiamo vinto quando eravamo tutti uniti, mica con la squadra più forte in senso stretto. La città era con noi. Quella sera che abbiamo centrato la serie A c’era Padova che ha vinto. C’era Padova fuori dallo stadio. Anche in Interporto ho una squadra eccezionale ed è la dimostrazione che le società pubbliche possono funzionare se sono condotte bene, anche se è pubblica. Quest’anno, vi do solo questo dato, abbiamo tolto 283mila container dalle strade e un impianto fotovoltaico che produce energia pulita per 5000 utenze.

Io oggi non vi parlo di programmi, ma mi candido: mi auguro e spero che ci sia qualcuno che condivide le mie idee. Voglio fare Padova unità. Una delle cose che farò quando vincerò, è un piano strategico tutti insieme, maggioranza ed opposizione: io non posso pensare che ogni volta che cambia l’amministrazione cambiano le strategie. Se un’azienda fa così chiude. Lo farò per cinque anni e poi basta. Io non sto facendo l’eroe: è un onore. Mi costa, in termini personali e di famiglia. Occorre essere tutti uniti, e se ci sono idee dell’opposizione mi va benissimo. Ho letto che i pentastellati hanno proposto di mettere il countdown sui semafori. Mi sembra una buona idea. Spesso e volentieri si dice che nel cassetto virtuale ci sono piani delle precedenti amministrazioni: a me non interessa chi li ha fatti, se c’è un’idea buona che sia di Bitonci op di qualsiasi altro, va fatta.
A me piaceva moltissimo l’idea di palazzo Foscarini in auditorium, per me era perfetto, posizionato in maniera eccezionale, meglio di così, si trovava anche la maniera di sistemare il Pollini. Se ci sono i fondi, le strutture e la volontà ste cose si fanno.
Mi dicono “non parlare di sicurezza” io dico la sicurezza è, senza esagerazioni e senza andare coi cani davanti alle cucine di suor Lia, dare questo diritto ai cittadini. Come anche la qualità dell’aria, il bike e car sharing. Sull’ospedale secondo me l’ideale è nuovo su vecchio, ma non voglio avere pregiudizi su questa idea. Vanno presi i tecnici e prendere una volta per tutte una decisione dopo vent’anni che stiamo cincischiando su questa questione.
Sul Plebiscito stadio di calcio Giordani dice “io ho un minimo di esperienza di calcio e il Plebiscito per il calcio è una follia. So che lo stadio Euganeo ha dei problemi. All’interno del mondo del calcio Padova c’è una realtà importante che è la curva Fattori, che fa bene alla squadra. Vedo benissimo due curve in prefabbricato per avvicinare le curve alla squadra. Buona l’idea in questo contesto di spostare l’atletica all’Arcella e sono convinto che si possano trovare anche degli sponsor per non gravare sulla collettività.
Massimo (Bitonci) mi ha definito un paladino della grande distribuzione: io non cadrò nelle risse. Hanno ragione tutti i dipendenti che sono obbligati a lavorare la domenica a protestare, non è giusto far lavorare le persone tutte le domeniche.

Penso che Padova funziona se il Comune, la Camera di commercio, la Diocesi, la Fondazione, vanno d’accordo e se l’obiettivo è Padova. Padova è una città fantastica, ci vuole l’assessore al marketing perchè non siamo capaci a “vendere” la nostra città e dobbiamo curare i quartieri, che hanno dei problemi. Io non soto dicendo che ho la bacchetta magica, ma va pensato in maniera aperta a Padova in maniera totale.
Non ho nessun problema a fare quello che è stato fatto a Milano: voler unire il centro con il Pd con la coalizione civica. E’ un modo molto interessante di girare la città e capire i problemi della gente. Spero che venga fatto così finiscono le polemiche: ho conosciuto il professore Lorenzoni, persona gradevolissima con molte idee interessanti.
Ho convocato un cda per il primo febbraio per dare le mie dimissioni ai soci, non ho nessuna intenzione di inserire l’argomento politico in un Cda che reputo perfetto e in cui ho lavorato negli ultimi 8 anni. Saranno i tre soci a far sì che ci sia un nuovo presidente”.