“[..] tornare indietro un anno un giorno
per vedere se per caso c’eri
e sentire in fondo al cuore un suono di cemento
mentre ho già cambiato uomo un’altra volta
Come si cambia per non morire
come si cambia per amore”.
(Come si cambia, Fiorella Mannoia)
Per amore della poltrona, aggiungerei a questi versi di Fiorella Mannoia, che bene si attagliano alla figura dell’assessore Chiara Gallani. Chissà se ha sentito, l’assessore, in fondo al cuore, un suono di cemento, quando in consiglio comunale la sua stessa maggioranza ha votato il progetto del nuovo ospedale a Padova est, di fatto decretando la morte dell’ultimo cuneo verde che separa San Lazzaro dalla zona industriale. Chissà come ha sanguinato il cuore verde dell’ex coordinatrice della Rete Verde che in campagna elettorale predicava “Il verde sia benessere e bellezza, e non metri quadri da consumare” quando ha letto che il suo Lorenzoni sindaco, diventato vicesindaco, ha di fatto sancito, dietro la costosa foglia di fico di Net Engineering (alla modica cifra di 40mila euro più iva), che il tram da Voltabarozzo alla stazione può passare solo e solamente per il cuneo esterno al parco Iris.
Lorenzoni, dopo la fattura da 40mila euro + iva più gli undicimila euro di incarico all’ingegnere Luca Masnata (clicca qui, fonte delibere di giunta del febbraio di quest’anno), nemmeno un anno dalla sua elezione, ha ribadito ciò che da quindici anni politici di ogni schieramento dicevano gratis. E soprattutto dopo aver sostenuto in campagna elettorale l’esatto contrario. Chissà come si sente Chiara Gallani che all’epoca della militanza in Padova2020 faceva le passeggiate assieme a Francesco Fiore. Certo si sente un po’ nervosa a giudicare dal primo, e ultimo per ora, incontro che ho avuto con l’assessore ieri mattina. Era furente, l’assessore e mi spiace se si arrabbierà a leggere questi fatti sopra riassunti. Ho letto con attenzione la tesi dell’assessore, secondo cui ciò che succede in Zona Industriale, benchè la zona inustriale sia parte del territorio comunale, non è di competenza dell’amministrazione comunale. Ed a nulla è servito spiegare all’assessore che il Consiglio di amministrazione della Zip, compreso il suo presidente, sono emanati dal Comune, socio paritario del consorzio assieme a Provincia e Camera di commercio.
Niente, l’assessore si è voltata dopo avermi dato ripetutamente del tu mentre io, benchè più vecchio, mi rivolgevo con un rispettoso lei, e di spalle ha scandito “ho una intervista da fare”. Buon lavoro assessore, e mi scusi se sono così sfacciato da ricordarle ciò che lei sosteneva il primo aprile, mai data fu più simbolica: “Si taglia senza preavviso, senza mostrare le perizie, senza giustificazioni e senza che i cittadini, nella maggior parte dei casi, abbia tempo di opporsi”. Lo diceva lei, indignata, al prefetto, durante un’intera campagna elettorale passata ad abbracciare alberi ed a dire che occorreva valutare ogni singolo abbattimento. Poi è diventata assessore e forse qualcosa è cambiato.
Se, a causa del cedimento di qualche pioppo, la Zip, emanazione anche del Comune, fa tagliare tutti gli alberi di un bosco, io divento una persona da maltrattare verbalmente su pubblica piazza perchè ho l’ardire di scriverlo, mi sa che la partecipazione non è più una sua priorità, assessore. Rimpallare la responsabilità alla Zip, quasi sulla cartina non fosse scritto “Comune di Padova” ma “hic sunt leones” rischia di diventare quasi ridicolo. Assessore, mi permetto di darle un consiglio come fanno quelli più vecchi ed esperti verso i giovani scalpitanti, dalla fortuna più lunga dell’esperienza: quando incontra me o il professore Alessandro Angrilli, ci saluti con educazione. Le garantisco, a sentire i molti spifferi che filtrano dalla sua maggioranza, i nemici, temo avrà modo di accorgersene presto, sono altri.
Alberto Gottardo