Mannaggia alla mia pigrizia. Non sono andato alla conferenza stampa della “Teen zone”. Ad ingannarmi, la fretta: avevo letto “tree zone” (zona degli alberi). Pensavo che la “Tree zone” (sono frettoloso) fose un nuovo boschetto dove i lavori sono fermi da mesi per rilievi archeologici di fianco al reparto di oncoematologia pediatrica costruito a suo tempo, se la memoria non mi inganna, su pressione del professore Zanesco. Ed invece si tratta di un ennesimo esempio di buona volontà dei privati, questa volta della meritoria “Team for Children” (ancora anglomania) e di un altro pezzo di nuovo ospedale sulla vecchia sede. D’altro canto immagino che anche nel ‘700 i padovani dell’epoca non ci stessero più dentro le anguste mura di San Francesco, prima sede a partire dal ‘200 dell’ospedale padovano. E dovette arrivare un vescovo, Gistiniani, che donò alla città i suoi terreni per edificare quello che adesso chiamiamo ospedale vecchio, ma che per un paio di secoli fu nuovissimo.
Adesso sui terreni si gioca una partita formidabile, per nulla trasparente: quelli di Padova est puzzano, e parecchio, basta leggere questa inchiesta con nomi e cognomi oltre che date. La precedente amministrazione, quella caduta proprio sulla finta promessa di Massimo Bitonci del nuovo su vecchio, aveva fatto uno scambio di doni con i proprietari delle aree, pare un fondo lussemburghese: voi me le date gratis e noi vi diamo, gratis, migliaia di metri cubi di nuove edificazioni commerciali e direzionali. Tradotto: datemi un po’ di campi in zona industriale e noi vi facciamo fare palazzine, un centro commerciale enorme (mancava proprio eh) e diciamo ai padovani che è gratis. Si farà mai quell’operazione da milioni di euro tra Padova e Lussemburgo? Vedremo. Intanto un altro tacòn, scusate, una Teen zone, in via Giustiniani.
Alberto Gottardo
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