Offro questa riflessione a chi voglia ascoltarla. Percepisco intorno a ciò che scrivo un senso di fastidio, di “zitto tu che hai fatto vincere Bitonci” e “eh, ma allora se sei così bravo candidati alle prossime elezioni”. C’è insomma nella sinistra al Governo un atteggiamento non dissimile a quello dei peggiori leghisti, ma nonostante ciò continuerò, fino a quando mi sarà permesso, a dire la mia personale opinione. D’altro canto continuai a farlo anche quando la coppia Bitonci-Melina usò metodi che posso sicuramente definire ruvidi nei miei confronti.
Dopo questa premessa di metodo veniamo al merito: l’acquisto della palazzina ex Coni di piazza Azzurri d’Italia. Credo di poter sostenere che si tratta di un colossale spreco di denaro. Una operazione immobiliare che appunto, immobilizza quattro milioni di euro. Senza dare nessun servizio in più ai cittadini. Ed anzi costringe ancora di più, se possibile, una zona che manifesta invece enormi potenzialità. Dentro quella palazzina, spiega l’aspirante presidente del Consiglio di quartiere Andrea Rossi che così si risparmieranno i 40mila euro annui che il Comune spende di affitto alla parrocchia di Santissima Trinità per l’attuale sede di via Curzola. E che inoltre il trasferimento del piccolo comando della polizia municipale ora alla fermata del tram Palasport dovrebbe essere una cosa positiva per il quartiere. Bah, io trovo difficile giustificare il trasferimento dalla spesa corrente ad un investimento pluriennale con il trasloco di funzioni ormai del tutto obsolete. Che senso ha continuare ad avere una sede di quartiere, di proprietà o in affitto, sempre soldi che escono sono, per far fare qualche carta di identità e qualche certificato di morte? Mi sembra inoltre che gli spacciatori che stazionano h24 tra il palazzo Gregotti e la chiesa di San Carlo si siano da sempre fatti bellamente beffe della presenza in zona di una pattuglia dei vigili urbani. Pensiamo che avvicinare la sede del distaccamento, aperto al pubblico sì e no un paio di giorni la settimana, renderà la situazione migliore? Vale la pena spendere 4 milioni di euro per una cosa del genere?
Al di là del lato di finanza pubblica, esiste una questione molto più ampia che merita l’attenzione del dibattito pubblico: l’assetto generale di quel pezzo di Arcella. E non è comperando un pezzettino imbellettandolo alla non trascurabile cifra di 2 milioni e 800mila euro più 900mila euro di acquisto, che si dà una funzione urbana dignitosa a quello sgangherato quadrilatero dove la famiglia Sangati decise di far erigere il più brutto edificio di Padova.
Sarebbe forse più intelligente e anche più nobile dal punto di vista urbano e urbanistico, che lo sguardo degli attuali amministratori si elevasse un po’ di più dalla ricollocazione degli uffici del muicipietto, ed abbracciasse quell’angolo di città nella sua interezza. Occorre un progetto di trasformazione urbana dell’intero quadrante, che potrebbe diventare di fatto la porta nord della città, con un aspetto e funzioni nobili, o almeno più nobili di un certificato anagrafico e dello spogliatoio per i vigili urbani. Da un sindaco con un minimo di visione sulla città mi aspetterei che si convocassero attorno ad un tavolo i proprietari dellos tabile grigio e orrendo con sotto il supermercato, la Curia proprietaria di molta cubatura fatiscente su via Pierobon, i proprietari del Bingo e magari anche quelli del piccolo e un po’ sgarruppato centro commerciale di via Ansuino da Forlì. Che ci si ponesse la questione delle maxi palazzine di via Temanza e via Moroni e ci si domandasse come trasformarle, cinquant’anni buoni dopo che sono state erette in fretta e male, come quelle davvero belle realizzate dietro l’attuale polo sanitario della Ulss 6. Insomma, che quei 4 milioni di euro potessero essere un seme per fare qualcosa di politicamente più complicato, ma certamente più utile per l’intero quartiere.
E che magari, ma mi sa che qui chiedo davvero troppo dato lo spessore dell’attuale amministrazione, che la stessa operazione fosse replicata anche sul nodo ex Configliachi – complesso della ormai ex parrocchia San Gregorio Barbarigo. Perchè di rammendo e ricucitura urbana l’Arcella ha un dannato bisogno. E questo rammendo, di cui parlò anche Renzo Piano non più tardi di quattro anni fa a Padova, non passa attraverso l’imbellettamento di una palazzina del cazzo, rimasta chiusa per vent’anni e per cui si pensa di buttare via 4 milioni di euro di soldi pubblici. Poi ciò verrà fatto ugualmente, nonostante queste prolisse righe. Ma non chiedetemi di applaudire a questo spreco. E soprattutto, amici della sinistra padovana, tenendo conto che vi ho anche votati, siete pregati di non rompermi i coglioni. Vi basti sperperare i soldi delle mie tasse in puttanate del genere.
Alberto Gottardo