Attivisti e simpatizzanti dei Radicali italiani, una decina in tutto, si sono dati appuntamento davanti al carcere di Padova per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del sovraffollamento e sulla mancanza di lavoro negli istituti di pena italiani. Nella casa di reclusione di Padova ad esempio lavorano, grazie anche al consorzio di cooperative Rebus che in carcere produce panettoni e colombe pasquali, biciclette e valigie, 300 persone su un totale di 900. “Ed è un caso positivo in un contesto italiano dove più di sessantamila detenuti lavorano stabilmente poco più di mille – ha sottolineato Maria Grazia Lucchiari, componente della direzionale nazionale di Radicali Italiani – crediamo che al più presto si debba prendere politicamente in considerazione lo stato disumano delle nostre strutture carcerarie, conseguenza di un sistema giudiziario in affanno: sono 500 ogni giorno i processi che si concludono senza una sentenza a causa della prescrizione. Una situazione quella del carcere e quella della giustizia italiana che sono strettamente interconnesse e che sono valse all’Italia molte sanzioni e richiami da parte dell’Unione europea”. Oggi pomeriggio culminava la mobilitazione fatta di cinque giorni di digiuno e nonviolenza lanciati da Marco Pannella in occasione della Settimana santa. “Stiamo lottando per fare verità sulle carceri – ha detto Maria Grazia Lucchiari – l’ultimatum imposto allo Stato Italiano dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo l’8 gennaio scorso, affinché siano rimosse le cause strutturali che generano trattamenti inumani e degradanti nelle carceri italiane rischia di rimanere lettera morta: vorrebbe dire tradire 60mila detenuti e le migliaia di operatori che ogni giorno lavorano in condizioni non degne di un paese civile”.
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