Le opinioni espresse da un gruppo di testimoni privilegiati, scelti tra gli imprenditori di Veneto Friuli Venezia Giulia e Trentino e sondati periodicamente dalla Fondazione Nord Est, evidenziano in modo netto quanto ancora la principale e unica ancora di salvezza per l’economia locale e nazionale sia costituita dalla capacità di vendere sui mercati esteri. Non di meno, e anzi proprio per questo, i segnali di rallentamento dell’economia mondiale, registrati a partire da giugno e non ancora recuperati ad ottobre, destano alcune preoccupazioni circa l’andamento dell’economia e delle imprese nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda le valutazioni circa la dinamica del Nord Est, a ottobre si registra un leggero recupero rispetto al picco negativo rilevato a giugno. Il saldo di opinione, che indica la differenza in punti percentuali tra le indicazioni di crescita e quelle di flessione, risale, infatti, da -82,0 a -67,4, dove a fronte del miglioramento è, tuttavia, necessario osservare come il dato evidenzi una situazione ancora di forte criticità, con valori prossimi a quelli registrati circa tre anni fa. Come allora, sette imprenditori su dieci ritengono che il Nord Est si trovi in una situazione di arretramento e, in particolare, per tre su dieci si tratta di una netta caduta.
Più critica la situazione dell’economia italiana per la quale quasi il 90% del panel esprime un giudizio negativo di flessione, sebbene in leggero recupero rispetto a giugno, ma lontano dall’ultimo risultato positivo di maggio 2011.
Anche l’Unione Europea presenta ormai dati negativi da novembre 2011. Ad ottobre 2012 il 59,2% degli imprenditori ritiene che l’economia di quest’area sia in flessione a fronte di appena il 7,7% che, invece, ravvisa una crescita.
Per quanto riguarda, infine, l’economia americana e quella internazionale, dopo i brillanti risultati di inizio anno, a partire da giugno, seppur con risultati ancora positivi, si è registrato un certo rallentamento che ha portato i saldi di opinione rispettivamente a +15 e a + 35,5.
Le prospettive per i prossimi sei mesi mostrano per ogni livello territoriale considerato valori sintetici migliori rispetto a quelli registrati a consuntivo. Tuttavia, per quanto riguarda l’economia nordestina, italiana e europea il clima di fiducia del panel appare ancora fortemente caratterizzato da un profondo pessimismo. Su questi fronti pesano certamente l’incertezza del quadro generale e internazionale, i dubbi sull’evolversi della crisi europea dei debiti sovrani e i dati ancora negativi su occupazione, consumi e investimenti che non sono in grado di poter dare una spinta all’attività produttiva. Per quanto riguarda il Nord Est solo il 10,8% ritiene che ci si potrà attendere una crescita, mentre il 61,1% prospetta ancora una flessione. Per l’economia italiana i pessimisti sono il 75,3% e gli ottimisti il 3,4%, per quella europea il 45,6% e 13%.
Sul fronte statunitense si registra una sostanziale stabilità del saldo di opinione con una quota di chi prospetta una crescita nel prossimo semestre pari circa al 45%, a fronte di un 56% che, invece, si attende una dinamica positiva sul fronte internazionale. Anche a livello mondiale i dati confermano un buon clima di fiducia, ma lontano dai dati particolarmente brillanti registrati nel 2010 e fino a metà 2011.
La situazione internazionale continua ad avere un ruolo determinante per la capacità di crescita delle imprese nordestine che, non potendo contare sulla domanda interna, rivolgono le loro maggiori attese verso le vendite all’estero e, quindi, allo sviluppo del commercio mondiale.
Tra giugno e ottobre si registra un leggero miglioramento di quasi tutti i saldi di opinione relativi ai diversi parametri aziendali, tuttavia, l’unico dato positivo rimane quello delle esportazioni (+18,6 da +13,9) che si confermano attualmente quale unico motore di sviluppo e di sopravvivenza per le imprese locali.
Nello specifico a ottobre circa un’impresa su cinque dichiara di aver registrato un andamento positivo per produzione e ordini a fronte di una quota ampiamente più rilevante di aziende che hanno registrato una flessione.
Tale incertezza determina un ulteriore peggioramento del dato sull’occupazione: sebbene rimanga prevalente la quota di chi dichiara una situazione normale in termini di organici, ben il 35,1% la giudica negativa e solo il 12,4% positiva, con una riduzione del saldo di opinione da -17 a -22,7. Tali dati mostrano in modo evidente come l’Italia e, nello stesso modo il Nord Est, si trovino nella necessità di agire prontamente per risolvere da un lato il problema dell’occupazione, dall’altro quello della necessità di fare ripartire in tempi brevi la domanda interna, sia come consumi delle famiglie che come investimenti delle imprese, non potendo immaginare un futuro basato solo sul traino delle esportazioni. Infine, per quanto riguarda le prospettive per le aziende locali il clima di fiducia degli imprenditori appare ancora critico e ulteriormente pessimista tanto che tutti i saldi sintetici risultano in peggioramento se riferiti alle attese per il prossimo trimestre. Unica eccezione, ancora una volta, è quella relativa alle vendite all’estero per le quali il dato rimane non solo positivo ma addirittura in crescita rispetto a giugno: da +12,7 a +18,2 e con 33,3% di imprenditori che prospetta una crescita.