“Pensate a una giornata di 24 ore, prendetene lo 0,0086 per cento, e cioè 7 secondi. Ecco: quella è la frazione di risparmio che consegue dal taglio, futuro, dei parlamentari, tradotto in tempo, sull’intera montagna del costo della macchina Camera – Senato. Non credo che quei sette secondi cambierebbero la giornata di ognuno di noi, nè cambieranno la storia della Repubblica, almeno da un punto di vista finanziario”. A dirlo il tributarista veneto Alberto De Franceschi, che ha affidato al centro studi che dirige, il calcolo della previsione di legge licenziata ieri da Montecitorio. Ne esce un numero percentuale, quasi infinitesimale: 0,0086%.
“Molti discutono oggi sul taglio dei parlamentari, i famosi 109 milioni di euro annui a partire dal 2023, già spacciati ed arrotondati a mezzo miliardo di euro calcolando artificiosamente il costo/legislatura, che ha prodotto una riduzione di 230 deputati e 115 senatori – spiega De Franceschi – un impatto che va rapportato però alle spese della intera struttura della rappresentanza Camera e Senato, e non del solo monte stipendi dei parlamentari, che sono 1.837.891.988 euro. Su questa cifra qual è il risparmio o taglio dei costi?
Sul totale costo annuo degli stipendi dei parlamentari (1.482.660 euro) il risparmio è di 21,30% , mentre sul totale generale costo struttura delle due camere, dato annuo (3.675.783.960 euro) il risparmio è 0,008595%
Ora potete meditare se quanto in atto può essere considerato un taglio al costo della politica o meno. Un battito di ciglia o poco più”.
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