Uno su due. “Il dato non è scientifico – spiegano all’ufficio ambiente dell’Ascom Confcommercio di Padova – ma le telefonate di questi giorni dicono questo: un titolare di impresa su due operante nel comune di Padova non riesce a pagare la Tari, ovvero la tassa rifiuti già scaduta il 16 di settembre”.
L’informativa, che l’ufficio ha subito passato alla direzione generale e da questa alla presidenza, ha fatto rizzare le antenne al presidente Patrizio Bertin che, a questo punto, intende chiedere un incontro con gli assessori ai tributi e all’ambiente.
“Sapevamo delle difficoltà delle nostre imprese – dichiara il presidente dell’Ascom – ed in più occasioni siamo intervenuti per cercare di arginare una tassazione che, per taluni esercizi è decisamente abnorme, ma scoprire che un collega su due non riesce a pagare è un dato che, francamente, deve farci riflettere un po’ tutti”.
In verità è da tempo che l’Ascom lamenta come la tassa sui rifiuti colpisca soprattutto certe attività.
“I nostri fioristi – continua Bertin – che, per la cronaca, smaltiscono un prodotto che più naturale non si può (piante e fiori) devono pagare la bellezza di 28,14 euro per metro quadrato. Questo significa che un piccolo esercizio che tra punto vendita vero e proprio e magazzino misura un centinaio di metri quadrati deve pagare qualcosa come poco meno di 3.000 euro: un’assurdità!”
I fioristi sono un po’ il caso limite, ma anche i ristoranti non se la cavano proprio benissimo visto che, per metro quadrato, devono sborsare la bellezza di 21,87 euro.
Di chi la colpa?
“Di chi sia la colpa francamente non lo so – aggiunge Bertin – ma non vi è dubbio che la fusione che ha portato AcegasAps (ed ora anche Amga) nell’orbita di Hera fosse stata prospettata anche come un’utile operazione per limitare le tariffe. I riscontri non mi sembra vadano in questo senso”.
Dunque, che fare?
“Noi puntiamo su una riduzione delle tariffe – mette in chiaro il presidente Bertin – ed è questo ciò che chiederemo agli assessorati competenti, senza però rinunciare a priori a valutare la possibilità di gestire la raccolta dei rifiuti in proprio”.
L’idea è quella di un sistema autogestito svolto con l’ausilio di privati che, a conti fatti, potrebbe anche avere minori costi rispetto a quanto richiesto dalle bollette di AcegasApsAmga.
“In questo senso – conclude Bertin – siamo in contatto con la nostra consorella Ascom di Genova che sta valutando un’ipotesi del genere. Resta comunque il fatto che non è accettabile che la superficie di un negozio diventi una limitazione perché a più metri corrispondono più tasse anche se i rifiuti sono limitati e, per di più, non inquinanti. La cosa giusta da farsi è quella del calcolo “a peso”: produci tanto paghi tanto, produci poco paghi poco”.
In attesa di sviluppi resta il dato di fatto: un negozio su due è in crisi con i pagamenti.
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