Sarà che la Grecia fa un po’ paura a tutti, ma che il 69% degli imprenditori del comparto “Servizi & sviluppo” ritenga che la situazione economica internazionale possa influire sulla loro attività la dice lunga sui riflessi locali dell’economia globale.
“Ovviamente con un 93,1% di risposte positive è pur sempre la situazione economica nazionale quella che condiziona le nostre prospettive – dichiara Nicola Bertin, presidente del raggruppamento in ambito Ascom di quelli che qualche anno fa venivano definiti gli operatori del “terziario avanzato” – ma è convinzione diffusa che il mondo sia sempre più piccolo e che nulla sia ormai ininfluente”.
Affermazioni, quelle di Bertin, che trovano conforto nell’indagine sulle previsioni di sviluppo del settore relativamente al secondo semestre 2015 e che l’Ufficio Studi dell’Ascom ha licenziato dopo aver raccolto i dati da un campione di imprese dei servizi per i due terzi costituito da aziende con un numero di collaboratori sotto le 5 unità, per circa il 30% tra i 6 ed i 15 e per un 7% oltre i 15 collaboratori.
Ebbene queste imprese, che complessivamente nella nostra provincia ammontano a circa 6mila unità e che appartengono ai settori dell’informatica, dei servizi finanziari ed assicurativi, della consulenza legale e contabile, dell’architettura e dell’ingegneria, della pubblicità e delle ricerche di mercato, della ricerca e formazione del personale, della logistica e dei trasporti, guardano al secondo semestre 2015 con una certa dose di ottimismo.
Ottimismo che, in termini numerici, si evidenzia in un 51,7% di intervistati che prevedono un aumento del fatturato, in un più ridotto 17,2% che pensa di incrementare l’organico, in un 37,9% che ritiene che la situazione economica sia in espansione ma che sono anche convintissimi (lo dichiara il 65,5%) che più che i fattori interni alle imprese siano quelli esterni a condizionare le attività.
“Credito, imposizione fiscale e contributiva, burocrazia – continua Nicola Bertin – sono altrettante “forche caudine” sotto le quali sono costrette a passare aziende che, per vocazione e “mission” avrebbero bisogno di elasticità e sostegno, soprattutto per introdurre, nel processo produttivo, elementi di innovazione”.
Elementi che, nonostante tutto, circa il 40% del campione pensa comunque di introdurre anche se la situazione politica nazionale viene vista come una vera e propria zavorra.
“Il dato – chiosa il vicepresidente di “Servizi & Sviluppo” Ascom, Mario Beltrame – non potrebbe essere più chiaro: 3 imprese su 4 non hanno dubbi e ritengono che la situazione politica nazionale influisca sulle attività”.
Se nelle “stanze dei bottoni” qualcuno volesse prendere visione di questa analisi, forse la “ripresina” ancora limitata allo “zero virgola” potrebbe ragionevolmente sperare di salire almeno sopra l’unità.