“A proposito di maxi schermo in Prato, lobo S.Giustina, siamo a 37 gradi, la piastra d’asfalto è rovente, alle 20.15 non si resisterebbe 10′ ..”. Lo scriveva su twitter il sindaco Flavio Zanonato un’ora prima dell’inizio della partita dell’Italia contro la Spagna. Invitando forse implicitamente i padovani a sposare la scelta di mettere un maxi schermo allo stadio del rugby in via Geremia. Quell’invito lo hanno accolto un migliaio di tifosi scarso. Troppo pochi per giustificare la spesa di allestimento del maxi schermo stesso. Probabilmente sarà l’ultima volta che viene decentrato il pubblico su una zona che rappresenta poco o nulla da un punto di vista simbolico la città di Padova. Perchè il rito del calcio nelle città italiane si fa in un luogo simbolico, piazza del Popolo (che se si chiama così un motivo ci sarà) a Roma, con poi il circo Massimo, altro luogo simbolico, dietro al colosseo; a Milano in piazza del Duomo, a Padova invece no, su un prato verde in uno stadio vuoto. I padovani hanno scelto di andare al Naviglio, sedersi sull’asfalto del festival di Radio Sherwood (che non sarà stato più fresco di quello di Prato della Valle, eppure erano in cinquemila lì) e poi ai Bastioni vicino all’Appiani. Insomma alternative ce n’erano, allora tra due anni l’amministrazione che succederà a quella di Flavio Zanonato potrà scegliere, o in Prato della Valle, o niente, che tanto in una città come Padova le alternative ci sono lo stesso, ed abbondanti anche, alla faccia di chi sostiene che è una città per vecchi
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