Il trading su euro dollaro è certamente l’attività cui ricorrono maggiormente gli investitori sul Forex. Logico, pertanto, ritenere che l’attenzione nei confronti di questo cambio valutario sia sempre ai massimi livelli, e che siano tantissimi i trader italiani che proprio in questi giorni estivi vanno a caccia di previsioni e di spunti operativi per poter cercare di comprendere come investire sul cambio euro dollaro nel corso dei prossimi mesi.
Senza pretese di autorevolezza rispetto a studi più noti, cerchiamo di fornirvi un personale contributo, e cercare altresì di comprendere che cosa potrebbe accadere sull’euro e sul dollaro nei prossimi mesi, orientando le proprie posizioni verso rapporti di forza che potrebbero evolversi in maniera molto profittevole nell’ultima parte dell’attuale esercizio.
Tutto (o quasi) dipende dalle banche centrali
La prima e più importante impressione che è possibile formulare sul cambio euro dollaro è che tutto (o quasi) dipende dal comportamento delle banche centrali: in tal senso, come abbiamo peraltro avuto modo di vedere nel corso degli ultimi giorni, Bce e Fed stanno entrando in una fase attendista che non dovrebbe durare più dell’estate.
In altri termini, è molto probabile che nelle prossime settimane la Bce e la Fed spegneranno volontariamente i motori delle proprie imbarcazioni, per potersi cullare placidamente nel mare degli aggiornamenti macroeconomici e nell’analisi di quel che avverrà sul fronte delle politiche economiche, fiscali & co.
Nel vivo si entrerà invece a partire da settembre. Con l’arrivo dell’autunno, infatti, ci attendiamo alcuni annunci di principale riferimento sia da parte della Bce che da parte della Fed. In particolare, la Bce potrebbe annunciare l’avvio del tanto sospirato tapering, ma solamente con decorrenza 1 gennaio 2018. Peraltro, è molto probabile che il tapering sarà molto graduale, e sia annunciato con il giusto anticipo proprio al fine di preparare i mercati a quel che sarà. Proprio in riferimento alla gradualità del tapering, riteniamo probabile che la riduzione degli acquisti sia comunque accompagnata da un prolungamento del quantitative easing, quasi certamente per l’intero anno 2018.
Dal canto suo, la Federal Reserve dovrebbe annunciare nello stesso mese di settembre la propria politica di normalizzazione del bilancio, rinunciando invece ad affrettare i tempi per il nuovo rialzo dei tassi di interesse di riferimento, che dovrebbe invece avvenire nell’ultima riunione utile dell’anno (mantenendo pertanto fede a quanto aveva predetto in riferimento al 2017, quando ha stimato tre rialzi dei tassi – così come nel 2018).
Euro in rafforzamento lieve, se non ci saranno sorprese
Uno scenario come quello di cui sopra dovrebbe confermare uno scenario che è già centrale da diverso tempo: l’euro dovrebbe apprezzarsi con gradualità nei confronti del dollaro statunitense, recuperando le posizioni che aveva a suo tempo perso, e allontanandosi dalla soglia di 1,10.
Naturalmente, su tutto c’è un grande “se”. L’incertezza politica (soprattutto in chiave statunitense, con l’amministrazione Trump che fatica a far approvare da Camera e Senato le proprie riforme), è solamente uno degli elementi di aleatorietà che potrebbero condizionare lo sviluppo del cambio, come sopra annunciato.
In tal senso, in Europa l’attenzione dovrebbe essere fortunatamente concentrata quasi esclusivamente sui fondamentali, considerato che il grande rischio derivante da un calendario elettorale irto di pericoli (anti-europeisti) sembra essere ricondotto su più miti consigli. Le elezioni tedesche e quelle austriache non sembrano offrire margini di ribaltamento delle attuali posizioni, e le elezioni italiane (che si pensava potessero sgorgare in autunno) sono ora previste per il 2018.
Insomma, se dovessimo pronosticare un’evoluzione del cambio euro dollaro, punteremmo dritti verso un rafforzamento della valuta unica. L’euro recupererà posizioni, ma lo farà molto gradualmente. Improvvise accelerazioni di forza dell’euro potrebbero comunque manifestarsi nell’ipotesi in cui la Fed fallisse il terzo rialzo dei tassi entro dicembre, o vi fossero evoluzioni negative sul fronte politico USA.