Lettera dai toni concilianti ma dalla sostanza inequivocabilmente oppositoria quella fatta partire questa mattina da Rete Imprese Italia, il raggruppamento che vede assieme Ascom Confcommercio, Confesercenti, Cna e Unione Artigiani-Confartigianato, alla volta del municipio di Abano Terme.
Tema del contendere un nuovo capitolo di quella che ormai sembra una battaglia senza fine sulle liberalizzazioni che, per l’appunto, il comune di Abano Terme si appresterebbe (consiglio comunale convocato per mercoledì prossimo, 2 maggio) ad estendere ben oltre i limiti fin qui adottati un po’ dappertutto.
“Pur non essendo in discussione i principi su cui la delibera proposta si basa – scrive Rete Imprese Italia – riteniamo opportuno richiamare l’attenzione sulla scelta di adottare, in questo momento, specifici indirizzi comunali sulle norme che devono intendersi disapplicate o abrogate riguardanti negozi, medie strutture ed esercizi di somministrazione nelle more, come recita il testo stesso della delibera, di eventuali sopravvenienti adeguamenti normativi da parte della Regione”.
Rete Imprese Italia, in altre parole, si chiede a chi giovi anticipare qualcosa che, a breve, potrebbe essere completamente modificato.
“Attraverso un provvedimento di ricognizione normativa quale quello descritto – continua la lettera – il comune di Abano Terme si distinguerebbe sullo scenario provinciale e regionale potendo benissimo , a nostro avviso, attendere l’intervento normativo della Regione già in atto in materia di commercio e la prossima pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità della legge regionale in materia di orari e l’adozione dei decreti di recepimento del governo in materia di semplificazioni; tutti provvedimenti, peraltro, attesi per i prossimi mesi”.
Insomma: una fuga in avanti della quale a Rete Imprese Italia dichiarano di non ravvisare assolutamente il bisogno. Non solo.
“Diversamente – si può leggere nella missiva – le motivazioni di carattere tecnico addotte dall’amministrazione comunale rischierebbero di assumere i caratteri di una precisa scelta politica” poco consona con quei criteri programmatori previsti in settori delicati come quello delle medie strutture di vendita e degli esercizi di somministrazione ribaditi “dalla normativa vigente (art. 8 comma 1, lettera h) del D. Lgs 26 marzo 2010 e art. 31, comma 2, del D.L. 201/2011) che conferma la validità dei requisiti di programmazione che non perseguono obiettivi economici, ma che sono dettati da motivi imperativi d’interesse generale quali la tutela dei consumatori, la tutela dell’ambiente, incluso l’ambiente urbano, la sicurezza stradale, l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica, ossia principi che sono alla base di un corretto governo del territorio, ivi compresa la salvaguardia di una equilibrata rete distributiva a servizio dei cittadini”.
Insomma: un “eccesso di liberalizzazioni” non può che danneggiare la delicatezza di un tessuto urbano e sociale quel è Abano Terme
“Alla luce delle considerazioni esposte – conclude Rete Imprese Italia – si invita, pertanto, codesta Amministrazione a rinviare ogni provvedimento in materia, ritenendo che l’argomento meriti, se non altro, maggiore approfondimento”.