Il Presidente dell’APPE Erminio Alajmo ed il Segretario Filippo Segato hanno vergato, in questi giorni, una lunga “lettera aperta” sullo scottante problema delle “sagre e feste affini”, che è stata spedita ad una molteplicità di enti ed autorità (Prefettura, Questura, ANCI, Comando Provinciale Carabinieri, Comando Carabinieri Nucleo Anti Sofisticazioni, Comando Guardia di Finanza, Comando Polizia Stradale, Unità Locali Socio Sanitarie, Direzione Provinciale del Lavoro, Agenzia delle Entrate, INAIL, SIAE, ARPAV, UNPLI, Ente Parco Colli Euganei, Corpo Forestale dello Stato, Curia Vescovile, Sindaci dei Comuni della provincia di Padova, Presidente della Giunta Regionale del Veneto, Vice Presidente della Provincia di Padova), nonché alle redazioni dei quotidiani e tv locali, per richiamare l’attenzione sull’annoso fenomeno, la cui criticità ha superato da tempo i “livelli di guardia”. Pubblichiamo di seguito il testo integrale della missiva.
<<È sufficiente leggere un qualsiasi quotidiano, soprattutto al sabato e domenica, o fare una semplice ricerca online, per trovare un elenco infinito di sagre, feste, raduni che si svolgono nei luoghi più impensati, della durata di diversi giorni o settimane, dove l’unica costante è la presenza e funzionamento dell’immancabile “ricco stand gastronomico”.
Si tratta, quasi sempre, di iniziative che, apparentemente, dovrebbero promuovere e privilegiare i prodotti e le tradizioni locali, ma che, in verità, quasi sempre hanno un unico scopo: quello di “fare cassa” con la somministrazione di alimenti e bevande e la presenza di intrattenimenti musicali e danzanti con orchestre e gruppi di grande notorietà.
Non tutte le sagre hanno finalità sociali: certamente quelle organizzate dalle Proloco hanno radici nella storia del luogo, sono gestite dal volontariato e servono per racimolare dei fondi destinati a finalità assistenziali. Bene ha fatto il Comitato provinciale delle Proloco, a raggruppare sotto l’insegna “3S” (Sagre Sicure Sostenibili) quelle manifestazioni che fanno della qualità certificata dal rispetto della Carta dei Valori il loro modus operandi.
Anche per le sagre organizzate dalle parrocchie è chiaro l’intento benefico, che è quello di sostenere l’attività parrocchiale e le sue strutture.
Ci sono (e ci sono sempre state) anche le feste organizzate dai partiti, con l’intento, non tanto velato, di raccogliere fondi per le attività politiche.
Sono comunque Enti (Proloco, parrocchie, partiti) che svolgono un ruolo sociale, controllato, riconosciuto e pubblicamente amministrato.
E tutte le altre sagrette, feste, raduni campestri… da chi sono organizzate? Quali scopi sociali si prefiggono? In quali mani finiscono le centinaia di migliaia di euro che vengono incassati? Chi garantisce l’ordine, la quiete, la sicurezza, l’igiene, la salute pubblica, comprese le conseguenze dell’abuso di alcol?
Come si possono definire le varie feste “della birra”, “dei bigoi”, “della porchetta”, “del pescatore”, “del vin”, “del pomodoro” e tante altre di questa specie?
Sono solo alcune delle domande che quotidianamente gli esercenti pubblici esercizi rivolgono all’APPE, la loro principale Associazione di categoria, e purtroppo ripetute ogni anno in primavera e in estate. Domande che, girate agli enti competenti, hanno sempre trovato risposte deludenti e scarso interesse.
Si scopre, poi, che tante sagre e feste non sono altro che il pretesto per approntare alcune bancarelle o gazebo dove viene messo in mostra qualche prodotto ma, quel che più conta, per allestire enormi stand gastronomici dove, per settimane, vengono servite pietanze e bevande a migliaia di persone.
Gli esercenti pubblici esercizi ritengono che molte di queste sagre e feste siano svolte in modo “selvaggio”, non abbiano finalità assistenziali o benefiche, che il servizio sia svolto da addetti fuori regola, che l’evasione fiscale sia pressoché totale, che manchi il rispetto delle basilari norme igienico-sanitarie e di sicurezza.
In altre parole, mancano i controlli, manca un ente che assicuri il rispetto delle normative, manca un “osservatorio” che censisca le iniziative, mancano delle regole certe che garantiscano i cittadini sull’ordinato svolgimento delle attività. Manca, spesso, il collegamento storico-culturale con la comunità locale.
Gli esercenti, di fronte a questa situazione di concorrenza sleale e di mancanza di regole, sono “indignati” (per usare un eufemismo), considerato che gli stessi, per la mancata emissione di un solo scontrino fiscale, anche per pochi centesimi, subiscono la “gogna” pubblica; per la non “congruità” ai penalizzanti studi di settore incorrono in pesanti accertamenti, anche su redditi non percepiti; se il locale non è perfettamente pulito, rischiano la chiusura dell’esercizio; se somministrano alcolici ai minorenni sono sanzionabili. Sono, comunque, sempre oggetto di controlli e verifiche da parte di decine di Autorità.
Il grido d’allarme degli esercenti arriva ancora più forte, in questi ultimi mesi, per la pesantissima crisi economica che sta colpendo le attività di pubblico esercizio.
Cosa chiede l’APPE? Che venga istituito un “osservatorio” sulle sagre e feste paesane, che ne certifichi l’impatto sul tessuto economico e produttivo del territorio. Che venga stilato, a livello provinciale e comunale, un calendario programmato e concordato degli eventi da svolgere durante l’anno. Che venga prevista per legge una maggiore collaborazione/integrazione con attività commerciali, artigianali e pubblici esercizi della zona dove si svolgono le sagre. Che siano programmati controlli sistematici da parte delle competenti Autorità sul rispetto delle normative vigenti.
Le attività sopra descritte sono sempre più numerose e diffuse su tutto il territorio e, data la loro rilevanza, vanno seguite e monitorate in modo costante, per garantire la governance di un fenomeno che deve avere la necessaria regolamentazione. L’APPE è a disposizione per qualsiasi proposta costruttiva che vada in questa direzione>>.