Scomparso poche settimane fa, per un malore improvviso, Umberto Eco era uno dei massimi rappresentanti della cultura italiana; in particolare del mondo delle scienze sociali e di tutto ciò che appartiene al settore della comunicazione umana. Apprezzato e ammirato anche all’estero, soprattutto in Francia, Eco ha lavorato negli anni come opinionista per diversi quotidiani nazionali, come critico, scrittore e studioso dei mass media, ma ha lasciato la sua impronta decisiva soprattutto nel mondo della comunicazione, occupandosi in particolare del rapporto tra gli uomini e i nuovi mezzi di comunicazione, sempre più utilizzati e ogni giorno più presenti nelle nostre vite.
Tra tutte le discipline afferenti al mondo delle scienze sociali e della comunicazione a tutto tondo, Umberto Eco si dedicò con particolare energia alla semiotica. Non a caso, nel 1975 diventò professore di Semiotica all’Università di Bologna e in quello stesso anno pubblicò uno dei suoi saggi più interessanti per questo settore: “Trattato di semiotica generale”, che venne tradotto e pubblicato contestualmente anche in lingua inglese, con il titolo “A theory of Semiotics”.
Quattordici anni dopo, Umberto Eco divenne presidente dell’International Center for Semiotic and Cognitive Studies e dal 1994 anche presidente onorario dell’International Association for Semiotic Studies, per la quale era già stato segretario generale e vicepresidente.
A testimoniare la sua grande passione e il suo forte interesse per il mondo delle scienze sociali e per la comunicazione – oltre ai romanzi realizzati nel corso di tutta la sua carriera – va ricordato sicuramente il suo saggio “Come si fa una tesi di laurea: le materie umanistiche”, che ha aiutato generazioni di studenti universitari a iniziare uno dei lavori più impegnativi del percorso di studi.
Ma c’è di più, perché uno dei riconoscimenti più importanti che il mondo accademico (e non solo) deve a Umberto Eco è l’aver introdotto in Italia, nel 1992, con diversi anni di ritardo rispetto ad altro Paesi europei, il corso di studi in Scienze della Comunicazione, un percorso che ha stimolato, ispirato e formato migliaia di studenti, diventati nel tempo giornalisti, artisti, scrittori e non solo.
L’obiettivo di Umberto Eco – e di altri fondamentali professori italiani che lo aiutarono a mettere al punto il progetto – era quello di creare un nuovo percorso di studio quinquennale, ovvero di qualcosa di autorevole e finalmente “scientifico”, con una forte impronta semiologica.
Non a caso, nel 2008 diventò professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna, mentre due anni dopo conquistò anche il titolo di Accademico dei Lincei.
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