Il Consiglio comunale dovrebbe essere il luogo in cui si confrontano le ragioni di opposizione e maggioranza. Purtroppo da tanto tempo sta diventando invece il luogo in cui si confrontano i torti. Perchè chi è assente ha sempre torto. A cominciar dal sindaco, che nel momento in cui si discute di fronte ai rappresentanti dei cittadini, eletti democraticamente, di ospedale e di altre questioni che i consiglieri pongono, ieri sera non c’era e le altre volte che c’era ha sempre risposto “arriverà una risposta scritta”. Il consiglio comunale non è l’ufficio delle relazioni con il pubblico: è l’organo di rappresentanza politica dei cittadini e i cittadini hanno eletto il sindaco, che ha il dovere, morale, prima che politico, di dare lui delle risposte chiare, convinte e convincenti.
Ha torto la maggioranza, che ha motivato, per bocca del capogruppo Pd Gianni Berno, che “l’ordine della discussione lo decide la conferenza dei capogruppo” e via ortodossando, anteponendo la forma alla sostanza. E la sostanza è che ha ragione Bitonci. Ha ragione, e mi pesa scriverlo, quando dice che il tema dell’ospedale va discusso, e in maniera approfondita anche, in Consiglio comunale, e per primo. Ma ha torto marcio Massimo Bitonci, quando un minuto dopo aver sostenuto un concetto sacrosanto, se ne va, lui e la sua insopportabile claque che in altri tempi ha reso impraticabile il consiglio comunale. E’ passato appena un anno da quando, era sindaco Bitonci, in quell’aula si videro scene indegne. Ricordo bene, e spero con me tanti padovani, i sorrisetti dell’allora presidente del Consiglio comunale, quando il consigliere Riccardo Russo venne insultato e minacciato da Bitonci e da una canea di urlatori capeggiati dall’ex (in tutti i sensi) onorevole Filippo Ascierto.
Quindi manco Bitonci può dare lezioni di democrazia consiliare, se ne faccia una ragione.
Una lezioncina l’opposizione potrebbe farsela dare da Simone Borile, già candidato con pochissima fortuna, del Movimento 5 stelle. Al suo posto, in un pezzo d’aula, quello dell’opposizione, vuoto di altri rappresentanti, e, temo, anche di idee.
Alberto Gottardo