Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla Padova città metropolitana da parte dell’ex vicesindaco reggente Ivo Rossi: Il possesso di un linguaggio comune è uno dei primi requisiti di una comunità perché consente a tutti di capirsi, di esprimere sentimenti e valutazioni. Diversamente, l’uso maldestro delle parole, sia quando è casuale, ma peggio ancora quando è voluto, disorienta, trasforma le cose, le fa apparire diverse dalla loro sostanza.
Se alla distorsione della lingua si aggiunge lo spacciare in pubblico parole a cui vengono attribuiti significati diversi come si trattasse di questioni nuove, si compie un salto di qualità non solo della lingua ma anche nel rapporto con l’opinione pubblica a cui si rivolge. Fa dunque riflettere quando in questi giorni si legge sulla stampa locale di una ripresa di interesse verso la cosiddetta “Grande Padova”. Si tratta di un tema appassionante che guarda futuro della città, alle sue trasformazioni, alle difficoltà attuali ed al ruolo che immaginiamo potrebbe svolgere in un mondo sempre più globalizzato. Un tema che a partire dagli anni ’90 ha portato a pensare a soluzioni istituzionali e non, tutte mosse dalla convinzione e dalla necessità di andare oltre il campanile dei nostri mai sopiti egoismi municipali. Nel 1993, con una proposta di legge presentata in Regione, immaginavo la creazione di un unico Comune comprendente sia la città che i Comuni della cintura: oltre 400 mila abitanti destinati ad avere un peso significativo nei processi e nelle decisioni che riguardano il Paese.
A soffermarsi sui titoli di oggi, uno immagina che finalmente, dopo otto mesi di piccolo cabotaggio, si cominci a respirare aria nuova, si esca dall’orizzonte angusto delle mura per essere protagonisti in un Veneto che ha smarrito la baldanza da autosufficienza di qualche anno fa; immagina che si ritorni a parlare della collaborazione e dell’integrazione fra la città capoluogo e i Comuni di prima e seconda cintura; immagina che, dopo un anno di oblio, si riprenda a far funzionare la Comunità Metropolitana di Padova, questa sì già esistente, conferenza permanente che ha consentito alla città e ai Comuni della cintura di confrontarsi e di effettuare scelte importanti: basti pensare al primo Piano di Assetto Territoriale Intercomunale (primo esempio in Italia) attraverso il quale è stata scelta l’area del nuovo Ospedale, le infrastrutture per la mobilità, dove sono state poste le basi per una diversa organizzazione del trasporto pubblico che con la fusione fra le aziende diventerà presto operativa. Immagina, insomma, una ripresa positiva di dialogo e di scelte per una comunità che potrebbe giocare un ruolo importante nel Veneto e in Italia. Non dimentichiamo che, se consideriamo il territorio e la popolazione della Grande Padova, la nostra è una delle prime dieci aree del Paese e certamente una delle più organizzate. Immagina, dunque, che si cancellino alcune brutte manifestazioni muscolari degli ultimi mesi che hanno visto l’amministrazione del capoluogo litigare con i Comuni e con la Provincia su temi importanti. E immagina infine che, consapevoli del valore e della forza della nostra comunità metropolitana, sia possibile riannodare un discorso interrotto con Venezia. Questione attualissima alla luce della trasformazione delle vecchie province in enti di area vasta e della contemporanea necessità di rafforzare l’armatura veneta e il suo profilo internazionale.
Nulla di tutto questo.
Grande Padova è diventata un’altra cosa. A dispetto delle parole pompose (“Nasce la Grande Padova”…) è diventata un piccolo incontro fra un gruppo di sindaci, da Cittadella a Carceri, che hanno in comune una precisa appartenenza politica e che vogliono interpretare il futuro in chiave di sicurezza facendo appello solo alle paure. Insomma poco più di un incontro di partito.
Davvero si può pensare che tutto sia sempre e solo riconducibile ad un ‘mono-pensiero’ che si alimenta nell’esibizione dell’insicurezza quasi si trattasse dell’unico cibo di cui può vivere una comunità?
Davvero pensiamo che di fronte alle sfide che abbiamo davanti sia possibile rinunciare ad un pensiero ‘alto’ sul nostro futuro, che sappia affrontare insieme alla sicurezza i grandi temi dell’agenda delle famiglie (lavoro, reddito, prospettiva per i giovani, crescita economica, sviluppo dell’impresa)? Valga per tutti il richiamo fatto oggi dall Presidente degli industraili veneti Roberto Zuccato.
Grande Padova significa possedere un pensiero adeguato del nostro futuro, una necessità per quella comunità di oltre 400 mila abitanti che vive in questo straordinario cuore del Veneto, oggi più di ieri. Su questo terreno siamo sempre disponibili al confronto, perché in gioco è il futuro della nostra comunità. Per questo anche il linguaggio ha una funzione essenziale, deve tornare ad essere strumento che unisce invece di venire piegato alla logica della divisione.
Ivo Rossi
3 febbraio 2015
P.S. A proposito di sicurezza:
“Lo stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura”. Con queste parole il Presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato, in occasione del suo insediamento, come questa sia una grande questione nazionale che va affrontata con straordinaria determinazione dalle forze dell’ordine all’uopo preposte, senza scadere nella ‘sicurezza fai da té che rischia di banalizzare il prezioso lavoro fatto ogni giorno da Carabinieri e Polizia per garantire la nostra qualità della vita.