Il fatto gravissimo e violento accaduto in questi giorni che ha visto vittime di violenza e grave intolleranza due minori di una famiglia di Chiesanuova è la triste ma utile occasione per riflettere su un clima culturale che può condizionare in positivo o in negativo i cittadini padovani.
Non investire sul dialogo e sulla integrazione a mio avviso è un grave e pericoloso errore; ha fatto bene il sindaco Bitonci a condannare immediatamente il grave atto avvenuto in città; ma non basta.
Questo episodio, che ci auguriamo rimanga assolutamente circoscritto, rappresenta un campanello di allarme che non va sottovalutato.
Stiamo parlando di una zona (Padova Ovest zone Chiesanuova-Cave e Brusegana) dove la presenza di famiglie di origine straniera è piuttosto consistente. Lo sanno bene gli insegnanti delle scuole di questo territorio dove è più visibile il fenomeno (mediamente un terzo delle classi è composta da alunni provenienti da famiglie di origine straniera). Ebbene questi insegnanti delle scuole di quartiere sono i primi attori insieme ad altre agenzie educative ed istituzionali del territorio (CST, parrocchie, associazioni sportive etc) del lavoro non facile e quotidiano di integrazione. Un lavoro che viene svolto con competenza e generosità ma che ha la assoluta necessità di un sostegno delle istituzioni. Bisogna crederci al dialogo e all’integrazione e investire anche delle risorse perché questa è la dimensione che sempre più caratterizzerà il nostro futuro. Allora caro Sindaco non basta condannare atti di violenza che sono facilmente riconducibili ad intolleranze razziste; occorre invece in positivo investire e credere al dialogo e all’integrazione.
Come? La precedente amministrazione ha messo n fila molte esperienze positive in questo campo; comprendo che dopo una campagna elettorale che ha fortemente enfatizzato la paura dello straniero non sia facile riattivare politiche inclusive ma non c’è altra strada. A partire dalla Commissione che coinvolge i rappresentanti delle comunità straniere che in questi anni è stato un segno di come i nuovi cittadini possano maturare un senso di appartenenza e di responsabilità verso la città che sempre più è sentita come la propria città.
C’è un assessore che è stato indicato dal sindaco per occuparsi di questi temi e mi pare che abbia una buona sensibilità; si eviti la facile propaganda di ostentare tagli di costi sul fronte dell’integrazione indicandoli come sprechi del passato e si ricominci subito a progettare una città che crei relazioni positive e collaborazione tra tutti i propri cittadini. E’ facile? No anche perché una progettualità sull’integrazione a livello nazionale non è ancora purtroppo decollata e speriamo ciò accada presto per superare un approccio oltre l’emergenza. Ma l’alternativa a tutto questo diventerebbe una città gretta, chiusa che in taluni casi sentirà il diritto di maltrattare chi viene ritenuto “foresto”. La sfida dell’integrazione per il nostro paese è solo all’inizio ma va governata e i problemi non vanno urlati ma risolti con la consapevolezza che stiamo parlando di persone e di famiglie che vivono tra noi, con noi e che sono parte di noi. A cui ( possiamo dirlo?) vogliamo bene.
Gianni Berno Consigliere Comunale PD