Nuovo ponte a San Gregorio che collega i lungargini Terranegra e Rovetta. E’ iniziata ad opera della Zara metalmeccanica di Dolo (Ve) l’operazione di varo del ponte del peso di 90 tonnellate, che verrà elevato alla quota di progetto con un varo sincronizzato attraverso l’ausilio una chiatta galleggiante e di tre autogrù di cui la più prestante di 500 tonnellate di portata opererà dal lungargine Terranegra, le restanti da 200 tonnellate sull’opposto lungargine Rovetta.
Con un “balzo” di circa 55 metri di lunghezza verranno collegate due parti di città, Terranegra-Forcellini al parco del Fiume Roncajette -“Fenice”, favorendo la sicurezza per pedoni e ciclisti che potranno godere delle generose dimensioni trasversali dell’opera che avrà una larghezza max di 7 metri in mezzeria e di circa 5,5 metri agli appoggi laterali.
A seguito di tale fase di varo il ponte verrà completato in sede mediante il montaggio in fasi successive di due ordini di archi di stabilizzazione dell’impalcato che verranno collegati a quest’ultimo mediante elementi trasversali dalla forma dinamica e slanciata che riecheggiano le sagome di imbarcazioni lagunari venete, il peso complessivo ad opera ultimata sarà di 140 tonnellate.
Il progetto architettonico è stato redatto dall’Arch. Lorenzo Attolico (Professore a contratto di Composizione Architettonica, presso l’Università degli Studi di Padova, Dip. TESAF), la progettazione strutturale, la direzione dei lavori e il coordinamento alla sicurezza è stata eseguita ed è in corso fino alla conclusiva inaugurazione prevista per la prima decade di maggio dallo studio BPZ (Breda Patrizi Zandonà) con l’Ing. Andrea Levorin.
Il progetto ambisce alla fusione del requisito strutturale al “genius loci” del sito garantendo un esito di suggestione ed interesse simbolico. Fin dai primi istanti in cui sono state avviate le fasi di progettazione come consuetudine attraverso l’analisi del luogo, scrutandone le peculiarità più recondite sono emerse le condizioni “limite” oltre le quali la fantasia non poteva e non doveva osare. Partendo dal rispetto e dalle garanzie idrauliche di questo sito è stata concepita una geometria ricorrente, una sagoma attorno a cui far “muovere” l’intero sistema statico che avrebbe potuto sostenere gli elementi di sostegno secondari, diventando luogo di centralità urbana da cui poter irradiare le funzioni ed i significati di questo ambito territoriale oggi apparentemente privo di simbolicità.
Una geometria molto ardita e dinamica si presta a diventare nella memoria dei fruitori di questo territorio attivi e passivi un simbolico accesso anche al contiguo Parco Tecnologico Fenice. Nell’intorno, a monte e a valle del luogo ove ricade il ponte la presenza di due opere in calcestruzzo armato risalenti agli anni sessanta, a via di corsa inferiore, determinano un dialogo aperto sulla dicotomia dei significati tra strutture e forma, tra acciaio e calcestruzzo (il primo più etereo e dinamico il seconde molto più grave e presente) nelle varie declinazioni della forma dell’arco.
Il progetto del nuovo ponte, nella sua versione definitiva, definisce una freccia in corrispondenza della linea di intradosso in mezzeria dell’impalcato che scaturisce una ulteriore azione dinamica alla sua già ardita composizione architettonica. Questa geometria ha complicato e ribaltato gli schemi statici definiti nella prima ipotesi, conformando tuttavia al lineamento architettonico un effetto di maggior interesse formale.
Decisiva è stata la volontà compositiva di fondere assieme i due archi. L’arco di circonferenza di raccordo tra i due archi principali è disegnato in modo da essere tangente ai due nell’estremità; questo comporta una continuità non solo formale ma anche statica, in quanto l’assenza di salti di pendenza implica l’assenza di punti critici per concentrazioni di tensioni. Dai punti di intersezione dei tronchi d’arco di raccordo con i due archi principali partono le catene longitudinali che, correndo al di sotto dell’impalcato, raccolgono le spinte dei due archi principali, configurando l’intera opera come struttura ad archi a spinta eliminata.
Questo accorgimento consente di chiudere all’interno della struttura stessa il sistema di forze interne, e allo stesso tempo consente di scaricare in fondazione soli carichi verticali (ad eccezione di forze esterne dovute al vento e al sisma) con notevoli risparmi sul sistema di fondazioni. Il sistema di appoggi previsto è infatti tale da rendere la struttura isostatica sia nei confronti delle azioni orizzontali longitudinali (cioè nella direzione della spinta degli archi), dove da un lato vi sono appoggi fissi mentre dall’altro appoggi scorrevoli, sia per le azioni orizzontali trasversali, per le quali però si prevede la collaborazione di entrambe le fondazioni, mediante l’alloggiamento su entrambi i lati di appoggi fissi. Le fondazioni sono di tipo profondo, costituite da spalle in c.a. poggianti su micropali.
Concludendo si augura ai fruitori dell’opera le più suggestive ed intense passeggiate all’interno del paesaggio naturale del parco del canale Roncajette e dei percorsi culturali sulle energie da fonti rinnovabili offerti dal Porco “Fenice” nei nuovi e sicuri itinerari che mediante il nuovo ponte potranno essere intrapresi dal quartiere Terranegra Forcellini verso Oriente.