Sirio Luginbühl se ne è andato. Quelle che seguono sono righe mandate alla nostra redazione da una persona, tra le tante a Padova, che gli voleva bene e che desidera ricordare la figura di questo artista.
Dopo pochi mesi di malattia vissuta con grande dignità, senza mai smarrire coscienza della sua personalità e della sua storia, Sirio si è spento. Ha lasciato la moglie Flavia, sua inseparabile alleata, la figlia Cecilia e i nipoti Sebastiano e Edoardo. E ha lasciato i moltissimi amici che nel tempo l’hanno seguito, ammirato e ringraziato per tutto quello che ha saputo trasmettere con estro d’attore, con leggerezza e ironia che tuttavia non mitigavano l’impeto del j’accuse contro ogni colpevole ignoranza e conformismo.
E’ stato uomo d’avanguardia. Sempre. Anche quando gli anni sessanta e settanta finirono nel riflusso. Sempre a cercare, a scovare artisti autentici, non omologati, con pensieri e linguaggi originali che finivano poi in manifestazioni e rassegne che organizzava e alle quali partecipava con performance, installazioni, sorprese. Negli anni sessanta fu in prima linea nel contesto delle neoavanguardie. Legato al milieu del Gruppo 63 a Milano e del Gruppo N a Padova, si distinse per attivismo creativo nell’ambito della poesia concreta e della stampa alternativa. Fu agit prop del risveglio di un’intelligenza critica attiva e creativa, in grado di sovvertire spirito e carne di quegli anni cruciali fondendo insieme neorealismo, surrealismo, erotismo e ironia. Tuttavia ciò che lo rese una pietra miliare del cinema underground, furono i suoi film e i libri che scrisse sull’argomento (Cinema underground oggi, Lo schermo negato, Videotape, arte, tecnica, storia). Con la Cooperativa Cinema Indipendente di Padova produsse e diresse oltre trenta film e altrettanti video-film, sempre sul filo della sperimentazione.
Se il suo specifico creativo fu il cinema sperimentale, tuttavia si cimentò con ogni altra forma d’arte che sapesse spostare lo sguardo oltre le convenzioni. I suoi disegni, illustrazioni, manifesti, erano una festa per gli occhi: fondevano espressionismo e sarcasmo, innocenza e malizia ma, soprattutto, erano una fervente caricatura dell’ipocrisia. Pioniere di tecniche, forme e ritmi che sono state fertili radici all’odierna cultura dell’immagine in movimento, talent scout di ingegni del tutto singolari, Luginbühl era un instancabile animatore di controcultura cinematografica che, affiancata a quella ufficiale di qualità, dava il segno dell’ampiezza espressiva e critica delle risorse sperimentali che anche un’epoca arida come la nostra possiede. Il Filmclub del Fronte del Porto di cui si occupava da una decina d’anni per la parte della sperimentazione, anche con la complicità di Luca Luciani, era diventato un punto di riferimento imprescindibile per l’aggiornamento su autori, film, video, documentari provenienti da tutto il mondo che Sirio cercava quando viaggiava oppure si faceva arrivare dalla sua rete di contatti internazionali.
Il saluto a Sirio Luginbühl da parte di parenti e amici verrà dato nella Sala del Commiato presso il Cimitero Maggiore di Padova alle ore 11 di venerdì 5 Settembre. Verranno proiettati i suoi film, gli amici racconteranno di lui e Michele Sambin suonerà per lui.
Sirio Luginbühl era nato a Verona il 28 febbraio 1937 da una famiglia italo-svizzera-croata; il padre era fisico e sperimentò la colorazione della pellicola cinematografica, il nonno era pastore protestante e teologo e tradusse in francese Pinocchio. Si laureò a Padova in Geologia. Negli anni universitari si occupò di riviste studentesche e teatro universitario. Negli anni sessanta partecipò a varie esperienze d’avanguardia nell’ambito della poesia visivo-concreta. Conobbe e frequentò a Milano il Gruppo 63, la rivista Quindici e i poeti Novissimi. A Padova, in maniera ancor più attiva, il Gruppo N. Nel 1967 fondò a Padova la Cooperativa Cinema Indipendente con Michele Sambin, Antonio Concolato e Raffaelle Perrotta. L’elenco degli artisti, intellettuali, musicisti, registi che Luginbühl frequentò e con cui collaborò in quegli anni è davvero molto lungo e comprende i protagonisti di quella stagione rivoluzionaria, da Franco Quadri, a Nanni Balestrini, da Sylvano Bussotti a Gianfranco Baruchello, da Paolo Gioli a Paolo Barozzi.
Alcuni dei suoi film come “Amarsi a Marghera”, 1970 (recentemente “esposto” con “Crepacuore” nella mostra “Avanguardia intermedia” a cura di Alessandro del Puppo al MART di Trento) sono diventati veri cult nella storia della cinematografia d’autore.
Innumerevoli sono state le rassegne di cinema underground, sperimentale e video d’artista; gli incontri, i dibattiti, che Luginbühl ha organizzato e alle quali ha partecipato, spesso portando i suoi film.
Ci auguriamo che Padova possa creare quanto prima una vera Mediateca che dia spazio agli archivi e alle opere dei suoi migliori creatori e nella quale Sirio Luginbühl troverebbe valida collocazione. Sarebbe il modo più giusto di ricordarlo, rendere omaggio alla sua infaticabile ricerca e al suo talento. Se ciò non avvenisse la città perderebbe la sua memoria storica, la sua identità e la cognizione più estesa del suo valore.