Ho letto con attenzione i 20 punti per Padova. Mi sono domandato prima di leggerli perchè 20 e non 10, 5 o 50. Dopo averli letti (due volte) mi sono reso conto che non mi era rimasto impresso nulla, se non un paio di errori: il primo, quando si dice che “Alla nuova Amministrazione l’onere di investire in un nuovo polo della salute”. Sbagliato, l’onere di investire nel nuovo ospedale spetta alla Regione. Il secondo quando si ipotizza di intervenire con manutenzioni straordinarie su impianti sportivi di privati: non si può pena una denuncia penale per peculato e guai con la giustizia amministrativa della corte dei conti.
Ingenuità a parte, mi sono reso conto che non mi era rimasto impresso nulla, aparte la decisione di non decidere qualcosa di netto sulla questione nuovo ospedale.
Non c’era stato nessun momento in cui, leggendo i venti punti, io abbia pensato “però, bella questa idea”. Ed allora ho deciso di “smontare” le parole, disgiungerle dal loro contesto, raggruppare le più frequenti. Ecco l’elenco delle più ricorrenti: Padova ricorre 20 volte, città 15 volte, comunale e servizi 10 volte a testa, comunità, cittadini, territorio, opportunità, lavoro e sviluppo 7 volte. Amministrazione 6.
Insomma, localizzazione sulla città di Padova e accenti sul lavoro e le opportunità, non mi è rimasto nulla impresso perchè nulla c’era da imprimere. Mi è rimasta l’impressione di un elenco di buone intenzioni talmente generiche da poter valere indifferentemente per Padova come per Vigevano o Sondrio. Con in più delle ingombranti assenze. Faccio un esempio: il termine giovani ricorre solo tre volte. Diseguaglianze mai, mai una volta solidarietà, aiuto, immigrazione, giustizia. Famiglia o famiglie, non pervenuti. Figli. Zero. Ecco, solo per fare qualche esempio. Poi mi sarebbe piaciuto ritrovare i concetti della bellezza, della leggerezza, della velocità. Niente. Vabbè, ci sarà tempo, dicono. Lo spero, perchè molti cittadini si allontanano da una politica che non li coinvolge appunto perchè appare tutta impegnata a far fare carriere, spartire potere, gestire l’esistente anzichè parlare delle priorità delle persone e dei sogni per il futuro dei nostri figli. Io ne ho due e se dovessi spiegare loro perchè vado a votare in primavera, oltre alle ragioni del contro, dentro quei venti punti non trovo nessuna idea forte per il loro futuro e di quei bambini (zero volte citati), nuovi padovani, a cui faccio fatica di immaginare di spiegare la differenza tra “prima i padovani” e “Padova prima di tutto”.
Alberto Gottardo
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