E’ lontana Correzzola, sulla strada per Adria. Un presidio benedettino all’epoca delle bonifiche medievali, diventato poi un paesotto lungo la provinciale. Di solito ci passi per Correzzola, ed invece bisognerebbe fermarcisi più spesso. Per andare al ristorante “La famiglia”, come è capitato venerdì sera, per partecipare alla serata organizzata da Cristiano Agostini e Cinzia Tezzon, marito e moglie che stanno portando lo storico ristorante molto in alto rispetto alla media delle proposte gastronomiche della zona, grazie anche alla sapiente cura di chef Pierangelo Barontini, una autorità in materia di trasformazione di un ristorante da buono ad eccellente.
Traguardo, quello dell’eccellenza che ha già raggiunto la cantina Maeli di Baone, partner de “La famiglia” nell’organizzare un percorso alla scoperta delle molte facce di un vino spesso trattato con sufficienza da sommelier ed esperti del calice roteato: il moscato giallo.
Ha una storia questo vino che racconta di Serenissima, della Siria dov’è nato il vitigno originario e della valle della Loira, dov’è nata l’uva Chasselas con cui il vitigno mediterraneo si è ibridato secoli fa.
Una vigna che affondando le radici nel terreno vulcanico dei 13 ettari e mezzo della tenuta Maeli sprigiona profumi esaltati dalle scelte, a volte davvero spericolate delle tre donne che in quella produzione hanno messo tutta la loro sensibilità.
A spiegare la filosofia di questa produzione straordinaria l’altra sera c’era Elisa Dilavanzo ed ad ascoltare quanto ristorante “La famiglia” e dalla cantina Maeli di Baone.
E capisci sentendo parlare questa giovane capitana d’azienda vitivinicola che l’Italia ha un grande futuro: Elisa Dilavanzo infatti ha le doti giuste per portare in alto la produzione di una delle più promettenti cantine dei Colli Euganei e forse del Veneto. Lo hanno capito i fratelli Bisol che hanno investito nel progetto, e lo hanno capito anche quelli di Bloomberg che, in una selezione di 4000 vini, hanno inserito il Moscato Giallo metodo classico Maeli tra i 10 vini indimenticabili del 2016.
Due gli abbinamenti parecchio riusciti dell’altra sera: la pizza con il Dilì 2016, un Moscato imbottigliato con tutti i suoi lieviti, ovvero con il metodo ancestrale; il che rende ogni bottiglia unica nel suo genere perché non sai mai cosa sarà successo nel frattempo al vino che continua a maturare ed a sprigionare sentori fruttati, quasi una birra. Mi è venuta in mente la birra Hy quando l’ho bevuto. Perfetto con la pizza come mai avrei immaginato.
E poi sua maestà il Bianco Infinito, ovvero un Fior d’arancio Colli Euganei, vendemmiato a mano e secco. L’unico bianco che abbia mai bevuto che si accompagnava benissimo con le costine di maiale cotte 14 ore a bassa temperatura e poi scottate, quasi affumicate, in cucina da Cinzia Tezzon e dalla sua brigata in cucina. Risultato, ottimo nella sua semplicità. Buono anche il polpo, cotto prima a bassa temperatura e poi “schiaffeggiato” dal fuoco in padella per dargli una croccantezza che è solo della prima parte del tentacolone adagiato su una cremina di ceci.
Fin qui le eccellenze. E siccome la perfezione non è di questo mondo, diciamo anche che il servizio in sala era davvero molto curato dall’amico Cristiano Agostini, volendo proprio trovare una pecca, da rivedere il baccalà mantecato, che aveva un segno più nei profumi d’arancio che ben si sposano con i vini di Baone, e un segno meno nell’eccessiva consistenza delle fibre del merluzzo mantecato forse troppo poco. E da rivedere anche i riccioli, fatti con maestria da un laboratorio artigiano toscano, e si sente.
Quello che non mi ha convinto è il sentore di mentuccia che mal si sposa con la mazzancolle rese ragù al coltello, che fan sembrare il piatto un veterano di certa cucina anni ‘80.
Ottima invece la “crostata distrutta” e il caffè, ultimi passi su cui i ristoranti buoni ma non buonissimi vacillano, e dove invece La Famiglia lascia proprio un bel ricordo.
Non me ne vogliano Cristiano e Cinzia, persone serie che stanno compiendo un cammino serio assieme a chef Barontini. Prometto, la prossima volta che mi capiterà di avere un appuntamento tra Chioggia e Adria, sulla strada da Padova prenderò la via che taglia in due Correzzola e, in andato o in ritorno, metto la freccia e mi fermo all’ombra della Corte benedettina. Perché val la pena e fermarsi un’ora, e anche due, in un ristorante così.
Alberto Gottardo
Per maggiori info
Ristorante La Famiglia
Viale Melzi 6
35020 Correzzola
infoprenotazioni
049 976 0059