Volo improvvisamente e inspiegabilmente cancellato e risarcimento negato: brutta “caduta” di stile, oltre che di… servizio, per la British Airways nei confronti di una famiglia residente nella Città del Santo – papà, mamma e due figli – che la scorsa estate ha trascorso una settimana di vacanza negli States.
Il capofamiglia, di 48 anni, ha utilizzato il sito di American Airlines per prenotare i voli di andata da Venezia a Chicago, con il vettore Iberia, e quello di ritorno, dall’aeroporto JFK di New York a Venezia, che doveva essere fornito dalla British, teoricamente una garanzia trattandosi della maggior compagnia aerea del Regno Unito. Per il viaggio di andata e per il soggiorno tutto bene, ma il giorno del rientro, fissato per il 14 agosto, sono iniziati i problemi.
In mattinata i turisti padovani hanno provato a prenotare i posti a sedere per il volo di ritorno, previsto in partenza per le ore 22, sul sito della British, ma l’applicativo si è bloccato. Insospettiti, hanno provato a cercare il volo sul sito del JFK facendo l’amara scoperta che era stato inopinatamente cancellato. A quel punto, hanno chiamato il numero americano della compagnia, che invece confermava la regolarità del volo e che ha ingenerato ulteriore confusione. Per fortuna, il capofamiglia ha pensato bene di contattare anche il numero italiano della British Airways, una cui operatrice ha al contrario confermato la cancellazione, della quale i viaggiatori, che pur avevano prenotato, non erano stati minimamente avvisati. “Qualche volta può capitare” si sono sentiti dire dall’addetta.
Dopo lunghe attese per cercare un volo alternativo, dalla compagnia britannica hanno dirottato la richiesta dei clienti su American Airlines, la quale, senza supplementi, ha prenotato il rientro per il giorno successivo, sul primo volo disponibile per quattro persone, dall’aeroporto “La Guardia” di New York, dunque da un altro scalo. Risultato, la famiglia si è dovuta trattenere un giorno in più negli Usa, con tutta una serie di disagi a cascata: una notte in più di hotel, una giornata di parcheggio in più da pagare per la vettura, una marea di telefonate per chiedere informazioni e risolvere la situazione, senza contare il rientro al lavoro in ritardo per il capofamiglia che, atterrato al Marco Polo alle 9 di mattina con i suoi familiari, e non avendo altri giorni di ferie, si è dovuto precipitare in ufficio, non riuscendo a raggiungerlo prima delle 11.30.
I maggiori costi sostenuti superano i 400 euro, a cui andrebbero aggiunti i 600 euro di penale per passeggero previsti dalla normativa europea in caso di soppressione di voli superiori ai 1.500 chilometri senza preavviso e senza fornire un’alternativa che implichi un ritardo contenuto in tre ore. Una volta rimpatriati, quindi, i turisti hanno chiesto il rimborso alla compagnia, che però ha denegato ogni responsabilità aggrappandosi alla “solita” giustificazione della causa di forza maggiore indipendente dalla propria volontà. Peccato che il 14 agosto 2017 non vi fossero cattive condizioni atmosferiche né a New York né a Londra, il primo scalo previsto, e che il traffico aereo fosse stato del tutto regolare, sia al JFK sia all’aeroporto londinese.
Per ottenere giustizia la famiglia padovana, tramite la consulente personale Daniela Vivian, si è così rivolta a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che a sua volta a novembre ha inviato una richiesta danni alla British Airway, chiedendo quanto meno il rimborso delle spese in più sostenute dalla famiglia a causa della cancellazione del volo. Con grande sorpresa e amarezza, tuttavia, la compagnia in oltre due mesi non si è neppure degnata di rispondere, con la conseguenza che ora partirà una segnalazione all’Enac, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile. E se British continuerà con questo incomprensibile atteggiamento di chiusura, tanto più per un vettore delle sua portata, i danneggiati sono decisi anche ad andare per le vie legali.