Welfare familiare e cura dell’anziano: ne parlano a Padova Paolo Crepet e don Mazzi

 

“Invecchiare è complicato” e ancora: “Attenzione, cura e dignità” sono le parole che dovremmo riservare ai nostri anziani. È la prima riflessione del noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet che farà parte del panel dei relatori chiamati da Openjobmetis a dibattere intorno a uno dei temi di maggior attualità dei nostri tempi: l’invecchiamento della popolazione e la conseguente necessità di farsi carico delle persone anziane e non più autosufficienti.

Si parlerà sia di coloro che vengono comunemente denominate – probabilmente con un termine che suona meno valorizzante di quanto dovrebbe – “badanti”, sia di quanto l’operato di queste figure professionali impatti nei delicati equilibri socio familiari. Per questo, Openjobmetis ha deciso di dedicarsi alla loro ricerca e selezione tramite una nuova e apposita divisione specializzata, denominata “Divisione Family Care”.

I convegni, intitolati “Welfare familiare: l’anziano oggi, una ricchezza di cui prendersi cura”, si terranno martedì 24 e giovedì 26 marzo, rispettivamente a Milano e a Padova. Interverranno: il Prof. Paolo Crepet, il Senatore Antonio Tomassini, Presidente dell’Associazione di Iniziativa Parlamentare per la tutela della salute, Silvia Dumitrache, Presidente Associazione Donne Romene in Italia e Francesco Maietta, Responsabile Politiche Sociali Fondazione Censis.

Nella serata padovana del convegno, Openjobmetis si avvalorerà anche della presenza di Don Antonio Mazzi – il popolare fondatore della Onlus Exodus – al quale ha voluto affidare il compito di aiutare il pubblico a riflettere su tematiche tanto importanti quanto universali.

L’appuntamento è giovedì 26 marzo al Piccolo Teatro di via Asolo, 2, con orario di inizio fissato per le ore 20:00.

 

Il contesto sociale

Francesco Maietta descriverà quei 2,5 milioni di anziani che vivono in casa propria o di parenti con limitazioni funzionali (il 20% circa degli anziani nel nostro Paese) e hanno bisogno di assistenza. Le famiglie italiane spendono oltre 9 miliardi di euro l’anno per la cura dei propri cari, mentre si calcola che la spesa pubblica per la long term care per gli anziani non autosufficienti sia pari all’1,28% del Pil, vale a dire circa 20 miliardi di euro. Un costo sociale molto elevato, che però non sempre coincide con un servizio ottimale. Infatti, se per l’80% degli Italiani gli assistenti familiari hanno salvato una generazione di anziani, percentuali addirittura superiori indicano che il modello di welfare del “badandato” è tuttavia imperfetto: per l’81,6% sono molti i casi di assistenti familiari che non sono all’altezza del loro compito, perché poco professionali e non adeguatamente preparati.

“Desideriamo rivolgerci, con questi due nuovi appuntamenti, a tutte quelle famiglie che oggi si trovano nella delicata necessità di assicurare assistenza ai propri anziani – commenta Rosario Rasizza, Amministratore Delegato di Openjobmetis. La nostra Agenzia per il Lavoro vuole quindi essere un punto di riferimento sociale, occupandosi non solo della selezione e della gestione delle assistenti familiari, ma anche e soprattutto dando sicurezza, serenità e prontezza di risposte alle famiglie che mettono i propri cari nelle mani di una persona che non conoscono e con la quale devono necessariamente instaurare un rapporto di stima e di fiducia”.

“La nostra è una società fondata sull’egoismo – afferma, senza tanti giri di parole, don Antonio Mazzi. Ed è da questa considerazione e da questa consapevolezza che dovremmo partire per ragionare sul fatto che la solidarietà, il sentirsi vicini a una problematica sociale, è un qualcosa che dovrebbe avere inizio nella propria casa, nella propria quotidianità. Se ci fosse una differente concezione degli anziani, e della ricchezza che essi rappresentano, non ci sarebbe necessità di azioni “spot” destinate a lasciare il tempo che trovano, ma vivremmo in un mondo caratterizzato da un’altra cultura di fondo. Invece gli anziani muoiono negli appartamenti posti sul nostro stesso pianerottolo e non sempre ce ne si accorge subito. Viviamo in un mondo che diventa sempre più vecchio e solo, ma se la relazione fosse più “relazione”, se ponessimo più attenzione alla necessità di attribuire importanza, profondità, valore allo scambio che avviene tra gli anziani e le persone chiamate a prendersene cura, le cose andrebbero molto meglio. Anche per i giovani – conclude Don Mazzi – che nei “nonni” potrebbero trovare quel porto sicuro, quella dolcezza e quella disponibilità all’ascolto che troppo spesso manca e che è una delle prime cause di disagio sociale”.

“Gli anziani sono il legame con la nostra storia, sono la nostra memoria, sono la testimonianza dell’amore che ci ha generato e, nel contempo, sono la proiezione del nostro futuro di esseri umani – afferma Paolo Crepet, psichiatra e sociologo –. Invecchiare è complicato. Lo è per chi, giorno dopo giorno, porta il peso crescente degli anni. Allo stesso modo questo peso, questo mutamento di condizioni e di rapporti, viene vissuto con difficoltà dalle famiglie. Una madre e un padre che non sono più autosufficienti giustificano l’ansia di un figlio che avverte la sua fragilità di fronte a una situazione irreversibile, che si complica con il passare dei giorni. È una situazione che si deve e si può gestire, garantendo alle persone l’assistenza e la protezione che meritano e, soprattutto, salvaguardando la loro dignità”.