Anche quest’anno i finanzieri del comando provinciale di Padova hanno portato a termine l’operazione “Scuole sicure” stroncando sul nascere l’immissione al consumo di oltre 12 mila articoli scolastici, pronti a finire nelle tasche di grembiuli o negli astucci di piccoli, inconsapevoli utenti. Sono quattro le attività commerciali nei confronti delle quali i militari delle fiamme gialle, dopo aver raccolto informazioni ed effettuato ricognizioni ed appostamenti, hanno fatto scattare il blitz. Si tratta di tre esercizi commerciali in zona industriale di Padova ed uno in provincia nel territorio comunale di Este, gestiti da imprenditori cinesi.
I militari delle fiamme gialle agli ordini del colonnello Ivano Maccani si sono trovati di fronte a migliaia di articoli evidentemente pronti per essere commercializzati in concomitanza con la ripresa delle attività scolastiche. Peccato che quei prodotti non fossero regolari, in quanto sprovvisti delle più basilari indicazioni sulla fabbricazione, sulla provenienza e sulla composizione dei medesimi. In alcuni casi era del tutto assente la denominazione merceologica o commerciale del prodotto, in altri la ragione sociale o il marchio del produttore o dell’importatore nella comunità europea, in altri ancora erano del tutto assenti indicazioni circa la presenza o meno di sostanze nocive per la salute o per l’ambiente. E’ il caso dei pennarelli, degli evidenziatori e degli altri strumenti di scrittura che possono contenere inchiostri e coloranti tossici. Per scongiurare tale ipotesi sono in corso specifiche analisi sul materiale sequestrato da parte dei laboratori dell’Università di Padova, dell’U.l.s.s. 16 e dell’A.r.p.a.v., che hanno aderito al protocollo d’intesa a tutela del consumatore e della fede pubblica siglato in prefettura nel mese di dicembre 2009. L’azione di servizio, ha permesso di sequestrare ulteriori 2.500 giocattoli anch’essi non rispondenti agli standard di sicurezza, 500 orologi recanti il marchio “hip hop” contraffatto, nonché 3.000 tra orecchini e piercing le cui analisi, effettuate presso i laboratori della camera di commercio, hanno evidenziato una cessione del nickel superiore ai limiti di legge stabiliti.
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